Sul rinvio a giudizio per la manifestazione contro il 41-bis del 28 gennaio 2023 a Roma

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Riceviamo e diffondiamo:

Continuiamo la lotta contro il 41 bis, carcere di guerra contro i rivoluzionari

A proposito del rinvio a giudizio nel procedimento per la manifestazione del 28 gennaio 2023 a Roma in solidarietà con Alfredo Cospito

Dopo una serie di rinvii a partire dal luglio dello scorso anno, il 23 ottobre si è svolta l’udienza preliminare del procedimento per la manifestazione tenutasi a Roma il 28 gennaio 2023 in solidarietà con Alfredo Cospito, all’epoca a 101 giorni di sciopero della fame contro il regime detentivo del 41 bis e l’ergastolo ostativo. Al termine dell’udienza è stato stabilito il rinvio a giudizio di 13 compagni e compagne per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e porto di armi o di oggetti atti a offendere, con numerose circostanze aggravanti. Questo processo, fortemente desiderato dal “Gruppo antiterrorismo” della procura di Roma (mobilitatosi sebbene i capi d’accusa non presentino alcuna aggravante della “finalità di terrorismo”), avrà quindi luogo a partire da giovedì 8 gennaio 2026 alle ore 09:00 presso il Tribunale ordinario di piazzale Clodio.

Nel pomeriggio di quel sabato 28 gennaio 2023 veniva convocata una manifestazione in piazza Trilussa, che le forze di polizia decisero di circondare e provocare. Tuttavia, in serata i piani della questura non andarono come previsto, con una parte dei manifestanti rimasta fuori dall’accerchiamento e le forze di polizia finite a loro volta nella morsa che volevano provocare. Ne sfociarono dei tafferugli e un corteo per le vie di Trastevere che si mosse per alcune ore e si concluse con 42 manifestanti fermati (condotti in questura, denunciati e rilasciati entro la mattina seguente). Da quel numeroso gruppo di fermati, la DIGOS e la procura con un lavoro di “scrematura” hanno successivamente selezionato 10 compagni e compagne, cui ne hanno aggiunti altri tre che non erano tra i fermati di quella sera.

La pericolosità del 41 bis non si può ridurre a un gerarca da operetta che imbastisce una patetica trappola a un’opposizione altrettanto da operetta […]. La sua reale pericolosità è qualcosa di ben più oscuro, in potenza una formidabile scorciatoia repressiva in caso di conflittualità sociale. Quale modo migliore per silenziare i movimenti e le opposizioni radicali di un regime emergenziale già attivo e testato […]. Se la guerra imperialista dell’Occidente tracimerà per reazione dai confini dell’Ucraina irrompendo nelle nostre case, se i conflitti sociali supereranno il limite sostenibile di un meccanismo traballante, o anche solo se la transizione morbida e graduale in regime non sarà praticabile, il 41 bis grazie proprio alla sua patina di legalità sarà lo strumento repressivo ideale per un’anestetizzazione sociale forzata, una sorta di olio di ricino per rimettere in riga i recalcitranti”. Queste sono alcune parole pronunciate da Alfredo Cospito il 15 gennaio scorso, in videoconferenza dal carcere di Bancali, durante l’udienza preliminare del procedimento cosiddetto “Sibilla” a Perugia (in cui tra l’altro sono stati inquisiti anche quattro compagni e compagne anarchici oggi imputati nel processo per i fatti di Trastevere). L’ultima circostanza in cui il compagno ha potuto esprimersi, strappandosi il bavaglio della censura e dell’isolamento imposti tramite il 41 bis che proprio in quell’inchiesta, in mezzo a una coltre di farneticazioni inquisitoriali terminate con una sentenza di non luogo a procedere, ha trovato uno dei suoi principali fondamenti giudiziari e repressivi.

Non abbiamo quindi dimenticato che il 41 bis contro Alfredo e i tre militanti comunisti reclusi in quel regime da vent’anni funge da monito, da formidabile scorciatoia repressiva contro i rivoluzionari e più in generale contro tutte le espressioni di conflittualità sociale cresciute in questi anni dove continuano a soffiare forti venti di guerra. Con quella mobilitazione siamo riusciti a impedire una condanna all’ergastolo ostativo per Alfredo e a porre un serio bastone tra le ruote alla macchina della repressione anti-anarchica e non solo. Enormi contraddizioni si sono aperte negli organismi statali e oggi le forze repressive provano a farci pagare lo scotto subìto avviando nuove operazioni di polizia e processi. Si vedano a titolo di esempio la recente operazione “Delivery” e il processo “City” in corso a Torino, dove assieme all’accusa di devastazione fanno da corollario quei reati “di piazza” che troviamo in processi come quello che sta prendendo il via a Roma.

Ricordiamo bene la rabbia di quei giorni e difendiamo l’intero bagaglio di esperienze, azioni e manifestazioni realizzate durante la mobilitazione degli anni 2022-’23 a sostegno dello sciopero della fame di Alfredo Cospito e degli altri rivoluzionari prigionieri.

Ottobre 2025

Alcuni imputati e imputate

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