Trento, 29 agosto: Torniamo davanti alla RAI, contro la stampa asservita!

Riceviamo e diffondiamo. Un’iniziativa analoga si è tenuta a Trento lo scorso sabato 23 agosto, con la partecipazione di circa 70 persone.
Venerdì 29 agosto dalle ore 18.30
Manifestazione davanti alla sede RAI di Trento
(via Perini)
Il duplice raid israeliano all’ospedale Nasser di Khan Younis di lunedì 25 agosto, in cui sono stati uccisi 20 palestinesi, tra cui 5 giornalisti e un operatore della protezione civile, sta suscitando giustamente un’ondata di sdegno internazionale, persino all’interno di quelle agenzie di disinformazione occidentali (come la Reuters) per cui lavoravano alcuni dei giornalisti uccisi. Se non c’è dubbio che colpire un ospedale, per poi attendere l’arrivo di stampa e soccorritori e bombardare anche questi, è un atto infame, non si tratta di un episodio isolato, ma di una precisa strategia dello Stato d’Israele: impedire il più possibile che l’orrore del genocidio venga documentato sul campo, e nel frattempo sguinzagliare i propri influencer sionisti a Gaza per allestire una narrazione falsa ed edulcorata. A dimostrarlo sono innanzitutto i numeri: 245 giornalisti (in gran parte arabi) eliminati dall’ottobre 2023.
Se persino da parte dei peggiori media mainstream (addirittura da “La Repubblica”!) non mancano parole di sdegno e lacrime di coccodrillo, tutti o quasi tutti (RAI compresa) si affrettano a riportare il presunto «rammarico» del nazi-sionista Netanyahu, lasciando intendere che l’ultima strage a Khan Younis sarebbe un tragico incidente. Ciò che non viene detto è il quadro in cui si colloca l’eliminazione di giornalisti, ovvero quella che lo stesso Netanyhau ha definito «guerra dell’informazione». Una guerra condotta anche da un’apposita unità dell’esercito israeliano, chiamata “Cellula di legittimazione”, preposta a giustificare l’eliminazione dei giornalisti scomodi in quanto “terroristi” o “amici dei terroristi” (come nel caso del reporter di Al-jazeera Anas al-Sharif, su cui pendeva un dossier della Cellula da più di un anno).
Se dall’azienda RAI, ovvero dal megafono di uno Stato e di un governo tra i più allineati a Washington e tra i più collusi con Israele, non ci aspettiamo niente, cosa ne pensano i suoi dipendenti, sempre pronti a gridare all’attentato contro la “libertà di informare” a ogni minima contestazione? Hanno capito che Israele è una minaccia per l’umanità intera, compresi i loro colleghi? E che il “diritto di difendersi” sta tutto dalla parte dell’aggredito, e non certo dello Stato colonizzatore sionista?
Di fronte all’orrore, o ci si schiera o si è complici, a maggior ragione quando si ha il più ampio potere di influenzare e plasmare la pubblica opinione, e non basta certo qualche occasionale (e più o meno insipido) comunicato. Bisogna fermarsi e puntare i piedi.
SCIOPERO GENERALE OVUNQUE, ANCHE NELLA RAI!
Assemblea di solidarietà con la resistenza palestinese – Trento