È disponibile il numero 1 di “Senza”, pagine anarchiche (luglio 2025)

Riceviamo e diffondiamo:

È disponibile il numero 1 di “Senza”, pagine anarchiche (luglio 2025)

Segnaliamo l’uscita della nuova pubblicazione “Senza”, un foglio di quattro pagine di cui riportiamo di seguito il sommario e il testo di presentazione.

In questo numero:

— Radici

— Contro la guerra dei padroni, per la guerra sociale

— Il salto (indietro). Non la massima distruzione, ma il minimo danno

— La nostra fiamma che non si spegne

Per richieste di copie rivolgersi all’e-mail: senza@logorroici.org

Stampato in proprio, fine luglio 2025. Il foglio naturalmente è senza prezzo, tuttavia per quanto riguarda l’invio di copie in distribuzione (almeno 10 copie) viene richiesto un minimo di contributo anzitutto a sostegno delle spese di spedizione.

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Radici

e niente è promessa

tra il dicibile

che equivale a mentire

(tutto ciò che si può dire è menzogna)

il resto è silenzio

solo che il silenzio non esiste

Alejandra Pizarnik

Per sua natura un pezzo di carta come questo non può essere una spinta di coraggio. Nonostante ciò, può pur sempre avere l’ambizione di diventare uno strumento che rifletta, che dia spazio agli slanci rivoluzionari esistenti oggi: uno strumento che possa (contribuire ad) accendere, a ravvivare quella fiamma oggi sempre più flebile a causa di quella lebbra che chiamate civiltà.

Con la fine dell’epoca delle mediazioni e dei riformismi, gli Stati e il capitalismo hanno dichiarato una guerra aperta – per il momento perlopiù a senso unico – contro gli sfruttati, gli esclusi; allo stesso tempo tanti segnali positivi e incoraggianti si manifestano sul terreno della rivolta. È ambizione di questo foglio riuscire ad amplificare (a suo modo e nei limiti esistenti) questi fatti, non tanto per un bisogno di “controinformazione” bensì per darci uno strumento di agitazione.

Crediamo di trovarci in un momento di attenuazione della pace sociale: al netto dell’intensificarsi dell’attacco padronale, in questi anni stanno emergendo anche delle risposte da parte degli esclusi. Manifestazioni di insubordinazione e di resistenza spesse volte embrionali e contraddittorie secondo i canoni e le “convenzioni” cui siamo abituati, che però rendono appieno la cifra di quest’epoca dove, quantomeno a partire dagli anni del Covid-19, è evidente un cambio di passo nell’incalzare degli eventi.

Rinchiusi nella tana della nostra eterna disillusione, amareggiati dallo scoramento generalizzato, incupiti per esserci arenati nelle sabbie mobili del disincanto, eccoci qui, apparentemente nella condizione di non poter fare altro che appellarci alla volontà. Come a dire: se le idee per sconvolgere questo mondo non ci sono mai mancate, ciò che oggi manca sono la volontà e il coraggio – quindi la necessaria coerenza – di essere questo sconvolgimento. Tuttavia di esortazioni come questa, di appelli alle buone intenzioni (o forse sarebbe meglio dire allo scatenamento delle cattive passioni) ne sono piene le fosse.

Se le condizioni oggettive ci sono tutte, è la disponibilità soggettiva a mancare enormemente. Può un pezzo di carta come questo, nel contesto appena delineato a grandi linee, contribuire a maturare questa disponibilità? Certo, un foglio redatto da anarchici è pur sempre un insieme di pagine, imbrattato di inchiostro. Esaltarne un’inesistente funzione di grimaldello nel terreno dello scontro sociale e di classe sarebbe una ben misera operazione. Tuttavia l’anarchismo non può prescindere dalla critica sociale, e questo è sicuramente un primo scopo di pagine come queste. Non un luogo di sedimentazione della teoria, o di illustrazione di una deliziosa condizione ideale di un mondo senza padroni e poliziotti, bensì uno strumento di propaganda anarchica come occasione di riflessione, suggerimento di lotta, coinvolgimento nell’azione.

Riteniamo occorra oggi più che mai scardinare ogni autocompiaciuto avvitamento su sé stessi. In quanto anarchici non ci riteniamo qualcosa di più, non siamo portatori di una radicale alterità rispetto agli altri proletari. È semmai il connubio teorico-pratico dell’anarchismo, quindi la capacità propulsiva dell’azione, a prefigurare con i fatti quest’alterità. Non ci riteniamo depositari del verbo della violenza così come altri sono depositari del verbo del pacifismo. Non ci è mai bastata – o non ci basta più – la strenua rivendicazione della giustezza della violenza rivoluzionaria contro lo Stato e il capitale. Sottolineare l’importanza dell’azione, ribadirne la capacità discriminante, non basta a tirarci fuori dalle secche della mancanza di prospettive. Ecco allora che, più che affermare il valore di determinati mezzi e strumenti, è essenziale per noi oggi suggerire l’importanza del metodo, perché non crediamo che darsi degli atteggiamenti o dei vestiti nuovi ci possa consentire di raggiungere ciò che invece ci può dare l’impiego dei metodi di sempre.

Cauti nei riguardi delle novità teoriche e scettici nei confronti dei fabbricanti di queste novità, restiamo fautori di un metodo, quello anarchico e rivoluzionario, con cui intervenire nella realtà sociale e nello scontro di classe. Perché le classi – così come i padroni – esistono ancora e la concezione anarchica della lotta di classe non può essere messa sotto il tappeto. Lo diciamo chiaramente: diffidiamo di quanti tentano di presentare il concetto di classe come una sorta di manipolazione teorica di estrazione marxista.

Negli ultimi decenni, ovunque in tutto il mondo, le più recenti generazioni approcciatesi alla lotta fanno propria una concezione libertaria della lotta stessa e della vita, anche se con un moto dell’animo per certi versi comprensibile – ma non condivisibile – non fanno propri i caratteri e i concetti dell’anarchismo. Non riteniamo sia nostro compito “capitalizzare” in termini quantitativi questa tensione, bensì coglierne i caratteri qualitativi nella direzione di uno sviluppo dello scontro sociale in senso antiautoritario. Parole altisonanti? Forse. In ogni caso, proprio nella direzione di uno sviluppo in questo senso, e in critica alle sempreverdi sirene della resa e della desistenza, riteniamo non sia affatto anacronistico perseverare nel considerare discriminanti l’attacco, la conflittualità permanente, l’autorganizzazione della lotta.

Non abbiamo scordato che l’anarchismo è per sua natura rivoluzionario, ossia tendente a porre in essere e a consolidare le condizioni per cui – senza fasi transitorie, attaccando il possibile sviluppo di qualsiasi centro di potere – si possa avere un processo rivoluzionario, o affinché a partire da lotte specifiche o da determinate circostanze storiche si possano dare degli sbocchi insurrezionali, per loro natura preparatori della rivoluzione sociale. Queste sono le nostre radici di anarchici, che affondano nella necessità e nella volontà di arrischiarsi su strade non ancora battute, di azzerare il nemico di sempre in favore di un vita radicalmente libera, senza Stato e capitale.

Queste pagine nascono quindi con la presunzione di dire qualcosa su questa necessità e su questa volontà di sconvolgimento, e nel segno di un’assenza, di un’urgenza che avvertiamo, ossia nel solco di una continuità con alcune precedenti pubblicazioni anarchiche rivoluzionarie. Non si tratta però della riesumazione di un cadavere – considerata anzitutto la diversità nel formato e nel “taglio” di queste pagine –, ma dell’avvio di un nuovo strumento di cui pensiamo ci sia bisogno. Con questa pubblicazione (per il momento) irregolare vorremmo raccogliere sia degli “elementi” che consentano di cogliere cosa significano pensiero e azione per l’anarchismo, sia delle occasioni di riflessione su fatti “grandi e piccoli” a partire dai quali delineare la nostra visione del mondo, risalendo quindi alle motivazioni della nostra lotta, alle ragioni dell’anarchismo. Allora, come rendere comprensibili queste ragioni, e la fame di libertà integrale – spesse volte intuita, altre volte mal compresa – che portano con sé, a fronte di una realtà sociale dove si punta unicamente a rendere spendibili delle opinioni usa e getta?

Questa pubblicazione non sarà un contenitore, incapace di dire di no, disponibile a tutti i vezzi retorici o velleità letterarie (oggigiorno perlopiù improbabili). Saranno delle pagine talvolta a loro modo polemiche, corrosive, ma non inutilmente polemiche, adagiate nel livore. Occorrerà quindi una scelta nel taglio degli argomenti, nella consapevolezza che questo resta uno strumento, non una palestra per esercitazioni retoriche. Quanti di noi si sono avvicinati alle idee anarchiche perché, un giorno tra i tanti, si sono trovati tra le mani un giornale, una rivista, un libro? Siamo ancora disposti a scommettere sulla scoperta e sull’approfondimento delle potenzialità proprie della nostra individualità.

Desideriamo che queste poche pagine mantengano una tensione costante nell’essere uno strumento (ancorché minimale) per attrezzarci a fronte dei tentativi dello Stato di metterci all’angolo, di liquidare la prospettiva rivoluzionaria dell’anarchismo. Una scommessa che nel suo complesso si pone decisamente al di fuori della portata delle nostre attuali capacità. Tuttavia, inguaribilmente ottimisti, niente e nessuno potrà impedirci di perseverare nell’illimitatezza dei nostri sogni.