Clima, di lotta o dirotta?

Riceviamo e pubblichiamo questo testo in controtendenza (potremmo definirlo una critica su basi scientifiche dell’attuale modello tecnoscientifico), e in continuo aggiornamento sul blog http://nodominio.noblogs.org. Si tratta di un saggio lungo e complesso, supportato da numerose note e fonti ipertestuali, che, partendo dalla “questione del clima” e da una critica dei movimenti per la “giustizia climatica”, tocca diversi nodi ineludibili per chi intenda affrontare davvero la catastrofe ecologica in corso (alla cui base si trova proprio quel paradigma cibernetico al quale le nuove ideologie “ecoclimatiche” sono del tutto interne). Un fronteggiamento che – a parere dell’autore come nostro – non può non passare da una rivoluzione libertaria, decentralizzatrice e agroecologica, e non può non scontrarsi tanto con la classe dominante e il sistema capitalista in generale quanto con le diverse “transizioni” pseudo-green e ultratecnologiche. Di seguito qualche bello stralcio per avvertire i lettori di cosa li aspetta:

«La visione ecologica sottesa a questa temperie culturale è anch’essa produttivista, atteggiamento tipico di chi vuole esercitare controllo. In essa la missione di ogni specie è la massimizzazione dell’efficienza e dell’impiego di energia (principio di massima potenza di Lotka). Ciò è un obbligo storicamente indotto da parte dei sistemi di dominio, ormai introiettato e recondito. Nasce dalla volontà di ostacolare l’invecchiamento e il prevalente caos delle forze naturali ostili. Trova riscontro nelle formule tecno-scientifiche di conversione dell’energia in lavoro e di aumento dell’entropia, come recita il secondo principio della termodinamica. La declinazione moralistica e contraddittoria di questo dogma emerge nell’imperativo rivolto solo ai sudditi di evitare gli sprechi, benché questi siano inevitabilmente enormi nei sistemi produttivisti per via delle loro caratteristiche intrinseche. Giammai ciò accade per sinceri principi di equità e sintonia, quanto proprio per permettere ai sistemi di dominio stessi, più o meno velatamente, di sfruttare all’estremo tutte le forze “naturali” e umane.»

«Più nello specifico, va denunciata la deriva tecno-totalitaria che il pensiero sistemico ha intrapreso nell’ultimo secolo. Da alcune tendenze oliste, risonanti e vitaliste esso è poi paradossalmente stato sviato su modelli oggettivanti e totalitari di controllo riduzionista e meccanicistico sempre più complessi. Ciò fino ad arrivare al paradigma cibernetico-informazionale che fa convergere i riduzionismi tecnologici riunificandoli in un sistema di dominio. Esso orienta anche le valutazioni scientifiche e socio—economiche […] e persino le branche attualmente maggioritarie dell’ecologia politica stessa. […] Gli odierni movimenti “”climatici” mainstream sono figli di questa temperie culturale. Tra di essi è quasi del tutto assente una seria critica della dipendenza dal sistema tecno-industriale, così come manca la critica della digitalizzazione e dell’iperconnessione.»

«Sforzandosi di giocare al gioco del potere, si perde il potere di cambiare le regole.»

Qui il testo: clima, di lotta o dirotta (1)