Violenza poliziesca a Venezia. Compagno fermato, vessato e picchiato dalla Polizia locale

Riceviamo e diffondiamo, tutta la nostra solidarietà al compagno:
COME È MISERA LA VITA NEGLI ABUSI DI POTERE
Venerdì 30 maggio, finita l’assemblea antimilitarista in campo san Giacomo, la situazione si è trasformata in un momento di socialità dal basso, andando avanti fino alle 23.30(!), quando due agenti in borghese della polizia locale sono arrivati per fare spegnere la musica. Hanno poi iniziato a seguire un gruppo di compagne e compagni, per poi chiamare i rinforzi.
Al loro arrivo, in 8 poliziotti hanno preso, sbattuto a terra, immobilizzato, ammanettato e menato un compagno mentre lo portavano via verso la sede della polizia locale al Tronchetto. Qua dentro, è stato tenuto svestito al freddo per più di un’ora. Una volta uscito verso le 2.30, il compagno aveva la schiena piena di lividi per le botte ricevute, ed è stato indagato per reati di resistenza, minacce, oltraggio e aggressione, scelti “a tavolino”.
Oltre che esprimere la più totale solidarietà e vicinanza al compagno, è evidente l’accanimento, il controllo e la repressione nei confronti di compagni attivi nelle lotte e contro tutte quelle situazioni che vogliono interrompere la normalità. Il clima di strapotere della polizia locale si è costruito negli anni e oggi posiziona le forze dell’ordine come padroni della città, la cui violenza è normale e giustificata. Questo visto il loro ruolo di gestione della smart control room e del ticket d’accesso, che li ha fatti diventare il braccio armato del sindaco. Sono proprio smart control room e ticket d’accesso – gestiti principlamente dalla polizia locale – quei dispositivi utilizzati per creare una retorica di difesa della città contro degrado e comportamenti antisociali (tanto che nella smart control room ci sono sei celle di detenzione) che tradotti nella pratica significano brutalità e violenza poliziesca, come quanto successo venerdì sera al compagno.
Non importa quanto ci provino: ingiustizie come queste non fanno altro che accendere ulteriormente i nostri animi. Siamo pronti a tornare in piazza e lottare perché siamo sempre stati e sempre resteremo dalla parte giusta della storia. Quella degli oppressi.