Un tuono contro il genocidio. Parole del vendicatore Elias Rodriguez

Ringraziando chi l’ha fatta e ce l’ha inviata, riceviamo e diffondiamo la traduzione del messaggio diffuso prima dell’azione e dell’arresto da parte di Elias Rodriguez, il compagno che lo scorso mercoledì, 21 maggio 2025, a Washington, ha deciso di agire contro il primo genocidio della storia trasmesso in mondovisione. Parole belle e commoventi come possono esserlo solo quelle di chi, contro l’ingiustizia, decide di giocarsi tutto.
Qui il testo originale: https://www.kenklippenstein.com/p/the-israel-embassy-shooter-manifesto
20 maggio 2025
Halintar è una parola che significa qualcosa come tuono o lampo. Dopo un atto, le persone cercano un testo che ne definisca il significato, quindi ecco un tentativo. Le atrocità commesse dagli israeliani contro la Palestina sfidano ogni descrizione e ogni quantificazione. Invece di leggere le descrizioni, per lo più le osserviamo svolgersi in video, a volte in diretta. Dopo alcuni mesi di rapido aumento del numero delle vittime, Israele ha perso la capacità di continuare a contare i morti, il che ha giovato al suo genocidio. Al momento in cui scrivo, il ministero della Salute di Gaza registra 53.000 morti per forza traumatica, almeno diecimila giacciono sotto le macerie e chissà quante altre migliaia di morti per malattie prevenibili, fame, con decine di migliaia di persone ora a rischio di una carestia imminente a causa del blocco israeliano, il tutto favorito dalla complicità dei governi occidentali e arabi. L’ufficio informazioni di Gaza include le diecimila persone sotto le macerie insieme ai morti nel proprio conteggio. Nei notiziari, quei “diecimila” sotto le macerie compaiono ormai da mesi, nonostante il continuo accumulo di macerie e i ripetuti bombardamenti, oltre al bombardamento di tende tra le macerie. Come il bilancio delle vittime in Yemen, congelato per anni a poche migliaia sotto i bombardamenti sauditi, britannici e statunitensi, prima che fosse tardivamente rivelato che era in realtà di 500.000 morti, tutte queste cifre sono quasi certamente una sottostima criminale. Non ho difficoltà a credere alle stime che fissano il bilancio a 100.000 o più. Da marzo di quest’anno sono state assassinate più persone che in “Margine Protettivo” e “Piombo Fuso” messi insieme. Che altro si può dire, a questo punto, della proporzione di esseri umani mutilati, ustionati ed esplosi che erano bambini? Noi che abbiamo permesso che ciò accadesse non meriteremo mai il perdono dei palestinesi. Ce lo hanno fatto ben sapere.
Un’azione armata non è necessariamente un’azione militare. Di solito non lo è. Di solito è teatro e spettacolo, una qualità che condivide con molte azioni disarmate. Le proteste non violente nelle prime settimane del genocidio sembravano segnare una sorta di punto di svolta. Mai prima d’ora così tante decine di migliaia di persone si erano unite ai palestinesi nelle strade di tutto l’Occidente. Mai prima d’ora così tanti politici americani erano stati costretti ad ammettere che, almeno retoricamente, anche i palestinesi erano esseri umani. Ma finora la retorica non ha prodotto molto. Gli stessi israeliani si vantano del proprio shock per la mano libera che gli americani hanno dato loro per sterminare i palestinesi. L’opinione pubblica si è rivoltata contro lo stato di apartheid genocida, e il governo americano ha semplicemente scrollato le spalle: allora faranno a meno dell’opinione pubblica, la criminalizzeranno dove possono, la soffocheranno con blande rassicurazioni sul fatto che stanno facendo tutto il possibile per frenare Israele laddove non può criminalizzare apertamente le proteste. Aaron Bushnell e altri si sono sacrificati nella speranza di fermare il massacro e lo Stato si impegna a farci credere che il loro sacrificio sia stato vano, che non c’è speranza di un’escalation per Gaza e che non ha senso riportare la guerra a casa. Non possiamo permettergli di avere successo. I loro sacrifici non sono stati vani.
L’impunità che i rappresentanti del nostro governo provano nel favorire questo massacro dovrebbe quindi essere smascherata come un’illusione. L’impunità che vediamo è la peggiore per chi di noi si trova nelle immediate vicinanze dei responsabili del genocidio. Un chirurgo che ha curato le vittime del genocidio Maya perpetrato dallo stato guatemalteco racconta di un episodio in cui stava operando un paziente gravemente ferito durante un massacro quando, all’improvviso, uomini armati sono entrati nella stanza e hanno sparato al paziente sul tavolo operatorio, uccidendolo a colpi d’arma da fuoco, ridendo mentre lo uccidevano. Il medico ha affermato che la cosa peggiore è stata vedere gli assassini, a lui ben noti, pavoneggiarsi apertamente per le strade locali negli anni successivi.
Altrove, un uomo di coscienza tentò una volta di gettare in mare Robert McNamara da un traghetto diretto a Martha’s Vineyard, indignato per la stessa impunità e arroganza che aveva visto in quel macellaio del Vietnam mentre sedeva nella sala d’attesa del traghetto a ridere con gli amici. L’uomo contestò “la postura stessa di McNamara, che ti diceva: ‘La mia storia è a posto, e posso anche starmene accasciato su un bancone come questo con il mio caro amico Ralph qui presente, e tu dovrai buttarlo giù'”. L’uomo non riuscì a buttare McNamara in acqua da una passerella; l’ex Segretario di Stato riuscì ad aggrapparsi alla ringhiera e a rimettersi in piedi, ma l’aggressore spiegò il valore del tentativo dicendo: “Beh, l’ho portato fuori, solo noi due, e improvvisamente la sua storia non era più così a posto, vero?”
Una parola sulla moralità delle manifestazioni armate. Chi di noi è contrario al genocidio si compiace di sostenere che autori e complici abbiano perso la loro umanità. Condivido questo punto di vista e ne comprendo il valore nel lenire la psiche che non sopporta di accettare le atrocità a cui assiste, nemmeno mediate attraverso lo schermo. Ma la disumanità si è da tempo dimostrata scandalosamente comune, banale, prosaicamente umana. Un autore può quindi essere un genitore amorevole, un figlio devoto, un amico generoso e caritatevole, un amabile sconosciuto, capace di forza morale quando gli conviene e a volte anche quando non gli conviene, e tuttavia essere un mostro. L’umanità non esime nessuno dalla responsabilità. Un’azione del genere sarebbe stata moralmente giustificata se intrapresa 11 anni fa durante “Margine Protettivo”, più o meno nel periodo in cui sono diventato personalmente consapevole della nostra brutale condotta in Palestina. Ma penso che per la maggior parte degli americani un’azione del genere sarebbe stata illeggibile, sarebbe sembrata folle. Sono contento che almeno oggi ci siano molti americani per i quali questa azione sarà estremamente comprensibile e, in un certo senso, l’unica cosa sensata da fare.
Vi amo mamma, papà, sorellina, il resto della mia famiglia, incluso te, O*****
Palestina libera
Elias Rodríguez