Cosa prevede il “Trattato pandemico” dell’OMS appena approvato

Da https://www.lindipendente.online/2025/05/21/cosa-contiene-il-trattato-pandemico-globale-approvato-dalloms/

Cosa contiene il “Trattato pandemico globale” approvato dall’OMS

Via libera dopo tre anni di trattative al Trattato pandemico globale, un accordo giuridicamente vincolante adottato ai sensi dell’Articolo 19 della Costituzione dell’OMS, approvato il 20 maggio 2025 dall’Assemblea Mondiale della Sanità, riunita per la sua 78ª sessione. Con 124 voti favorevoli, 11 astensioni (tra cui l’Italia che ha sottolineato l’importanza della sovranità nazionale) e nessun voto contrario (ma un quarto dei Paesi membri, 46 su 193, non ha partecipato allo scrutinio in Commissione) l’accordo (qui la versione preliminare), è stato negoziato in risposta alle lezioni apprese durante il Covid-19. Il Trattato rappresenta il secondo strumento internazionale di questo tipo dopo la Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco del 2003 ed entrerà in vigore dopo la ratifica di almeno 60 Stati membri.

Si tratta di una data storica, arrivata in un momento di grande fragilità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo l’abbandono da parte degli Stati Uniti e in un contesto di generale crisi di autorevolezza degli organismi che fanno capo alle Nazioni Unite. Proprio l’OMS è stata al centro di ripetute polemiche e accuse per la scarsa trasparenza, un’eccessiva vicinanza alla Cina e le indicazioni contraddittorie emanate durante la pandemia, ora al centro di uno sferzante dibattito negli Stati Uniti.

Non è mancata la spallata del Segretario della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., che martedì ha definito l’Organizzazione Mondiale della Sanità come “moribonda”: «Esorto i ministri della salute di tutto il mondo e l’OMS a considerare il nostro ritiro dall’organizzazione come un campanello d’allarme», ha aggiunto in un video registrato su Fox News e poi trasmesso in streaming all’assemblea di Ginevra.

Che cosa prevede il trattato

Il testo del trattato, composto da 35 articoli, definisce i princìpi, gli approcci e gli strumenti per un migliore coordinamento internazionale in una vasta gamma di settori, al fine di rafforzare l’architettura sanitaria globale per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie. Alcuni aspetti, come il sistema PABS, sono ancora in discussione, il che potrebbe ritardare la pubblicazione del testo definitivo. Di seguito, una panoramica dei suoi elementi principali:

  • Prevenzione, preparazione e risposta: l’obiettivo primario è rafforzare la collaborazione globale per migliorare la sicurezza sanitaria, garantendo un accesso equo a farmaci, vaccini, terapie ed esami diagnostici. Il trattato promuove lo sviluppo di sistemi nazionali di sorveglianza e capacità di risposta rapida, con esercitazioni periodiche per testare i piani pandemici;
  • Sovranità nazionale: una clausola fondamentale, su cui si è a lungo dibattuto, specifica che l’OMS non ha l’autorità di imporre misure come lockdown, obblighi vaccinali o restrizioni ai viaggi. Questa disposizione risponde alle preoccupazioni di molti Stati, tra cui l’Italia, che hanno enfatizzato l’importanza di mantenere l’autonomia decisionale in materia di salute pubblica;
  • Sistema PABS (Pathogen Access and Benefit-Sharing): questo meccanismo è uno dei pilastri del trattato e uno dei punti più ambigui. Prevede la condivisione di campioni di patogeni e dati genetici con i produttori di farmaci, in cambio di un impegno a destinare almeno il 20% della produzione globale di vaccini, terapie e diagnostici ai Paesi in via di sviluppo (10% come donazioni, 10% a prezzi accessibili). Il sistema PABS rimane ancora oggetto di negoziati, con dettagli tecnici da definire;
  • One Health: il trattato adotta un approccio olistico, integrato, che considera la salute umana, animale e ambientale come interconnesse. Promuove la collaborazione tra settori (es. sanità, agricoltura, ambiente) per prevenire le zoonosi e mitigare i rischi pandemici legati agli ecosistemi;
  • Meccanismi di coordinamento: include la creazione di un Meccanismo Finanziario di Coordinamento per mobilitare risorse globali e una Rete globale per la logistica e la catena di fornitura, con l’obiettivo di superare le disuguaglianze nell’accesso ai prodotti sanitari;
  • Lotta alla disinformazione: il trattato mira a migliorare la trasparenza e il flusso di informazioni affidabili, promuovendo campagne educative per contrastare la cattiva informazione, un problema emerso con forza durante il Covid-19, che è stato, però, strumentalizzato per criminalizzare il dissenso e fare pressioni sulle Big Tech per legittimare la censura dei contenuti divergenti e di notizie vere ma scomode per la narrazione pandemica;
  • Trasferimento tecnologico e produzione locale: il trattato incoraggia la diversificazione geografica della ricerca e della produzione di strumenti sanitari, con trasferimenti tecnologici “reciprocamente concordati” per supportare i Paesi in via di sviluppo;
  • Forza lavoro sanitaria: promuove la formazione di personale sanitario reattivo e preparato, con l’OMS che fornisce assistenza tecnica per rafforzare le capacità nazionali.

Il trattato stabilisce anche un Comitato di conformità per monitorare l’adempimento degli obblighi e prevede meccanismi di risoluzione delle controversie attraverso negoziazione, mediazione o arbitrato.

Critiche, preoccupazioni e controversie

Nonostante i suoi obiettivi ambiziosi, il trattato ha suscitato critiche su più fronti. La bozza preliminare è stata accusata di scarsa trasparenza, con negoziati condotti a porte chiuse e dettagli tecnici, come il sistema PABS (articolo 12), ancora non definiti. Questo ha alimentato sospetti su possibili influenze esterne, in particolare pressioni da parte di grandi aziende farmaceutiche. Il sistema PABS, che coinvolge attori privati, solleva criticità sulla capacità degli Stati di controllare i produttori di farmaci, che non sono direttamente vincolati dal trattato e apre anche le porte alla ricerca e agli esperimenti sul guadagno di funzione, pratica assai controversa e che ha probabilmente reso possibile la fuoriuscita del SARS-CoV-2 dal biolaboratorio di Wuhan. Dietro l’accordo sull’accesso equo ai prodotti sanitari, l’articolo 11 del trattato pandemico lascia aperto uno dei fronti più controversi: il trasferimento tecnologico. Il testo specifica che tali trasferimenti devono essere «reciprocamente concordati», il che lascia spazio a negoziazioni tra Stati e le multinazionali farmaceutiche. Questo punto è stato criticato, poiché i produttori non sono direttamente vincolati dal trattato, essendo attori privati.

Dubbi anche sull’articolo 18 che prevede l’istituzione di un «Meccanismo di Coordinamento Finanziario», una sorta di MES sanitario dai contorni poco chiari. La partecipazione di aziende private e fondazioni filantropiche, come la Bill & Melinda Gates Foundation, potrebbe inoltre sollevare timori di interessi economici che prevalgono sulle necessità sanitarie. Il Meccanismo può essere inteso anche come una limitazione dell’autonomia finanziaria, soprattutto se implica obblighi di contribuzione.

Sebbene il trattato ribadisca il principio della sovranità nazionale, alcuni passaggi, come l’obbligo di accelerare l’approvazione di prodotti sanitari in emergenza, sono percepiti come una potenziale limitazione dell’autonomia degli Stati. 

Come anticipato, l’articolo 16 che si focalizza sulla la lotta alla disinformazione rischia, infine, di divenire il grimaldello per un’eccessiva centralizzazione del controllo delle informazioni da parte dell’OMS, che si potrebbe avvalere della compiacenza delle piattaforme social, come già avvenuto in passato e testimoniato dai Twitter Files e dai Facebook Files.

L’astensione dell’Italia

L’Italia non ha votato contro (il che sarebbe equivalso a una sconfessione dell’OMS), ma si è astenuta, insieme alla Russia, all’Bulgaria, alla Giamaica, alla Polonia, a Israele, all’Iran, alla Romania, al Guatemala, alla Slovacchia e al Paraguay. La scelta del nostro Paese, che strizza l’occhio agli USA di Trump, ha innescato accese polemiche da parte dell’opposizione e il lamento di alcune virostar, che accusano il governo di “sovranismo” e di voler compiacere la galassia “no vax”.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha chiarito che l’astensione riflette la necessità di riaffermare l’autonomia degli Stati nelle decisioni di salute pubblica. Pur apprezzando le clausole che limitano l’autorità dell’OMS rispetto alle bozze preliminari, viene però ancora contestato il rischio di «esternalizzare la gestione di una possibile prossima pandemia».

«Prevenire future pandemie»: lo zampino di Bill Gates

L’obiettivo dichiarato del Trattato, almeno sulla carta, è prevenire, prepararsi e rispondere meglio alle prossime crisi sanitarie globali, rispondendo indirettamente all’appello lanciato da Bill Gates che, con l’uscita degli USA dall’OMS, si conferma con la sua Fondazione come uno degli attori più influenti nella sanità globale. Sempre sul filo del conflitto di interessi, il suo coinvolgimento ha permesso di plasmare politiche sanitarie internazionali in linea con il modello del filantrocapitalismo, un sistema in cui i miliardari utilizzano la beneficenza per acquisire potere e influenzare l’agenda politica ed economica su scala mondiale. 

L’OMS, secondo Gates, rimane «lo strumento migliore di cui disponiamo» per fermare le epidemie, ma solo un Corpo di emergenza sanitaria globale può garantire un «futuro senza pandemie». Proprio Gates nel suo libro How To Prevent the Next Pandemic auspicava la creazione di un «corpo di vigili del fuoco» contro i virus ed esercitazioni per prevenire una prossima emergenza sanitaria globale. Secondo il filantrocapitalista, il prossimo futuro sarà costellato da pandemie e tutto ruota sulla capacità che gli organismi internazionali e gli attori pubblici e privati avranno nell’agire rapidamente su scala globale.

Per evitare una nuova crisi sanitaria, secondo il fondatore di Microsoft, servono più investimenti e la creazione di una squadra di epidemiologi ed esperti per prevenire e identificare rapidamente le minacce alla salute globale e migliorare la cooperazione fra i Paesi. Ciò rientra all’interno dei piani che i tecnocrati sognano per l’umanità: l’erosione della sovranità dei singoli Stati all’Organizzazione Mondiale della Sanità, puntando sulla necessità di negoziare modifiche complementari del regolamento sanitario internazionale. Per ora, il Piano Pandemico sembra escludere il rafforzamento dei poteri in capo all’OMS e le ricadute sulle politiche dei singoli Stati, ma il rischio è un’ulteriore deriva rispetto ai modelli draconiani di gestione del Covid, messi in atto, spesso in modalità-fotocopia, dai governi di mezzo mondo. Benché formalmente la bozza riconosca la sovranità dei singoli Stati in materia di salute, molti – come abbiamo visto – sono ancora i passaggi opachi che fanno discutere, destando il timore che l’OMS possa essere investita di poteri decisionali di governance globale, alla mercé degli interessi di Big Pharma.

Enrica Perrucchietti