Sui fatti dello scorso 25 aprile a Bergamo
Qualcuno ci ha girato questo comunicato della Rete Bergamo per la Palestina. Lo divulghiamo a nostra volta perché ci pare importante far sapere quanto successo in quella città il 25 aprile scorso:
COMUNICATO DELLA RETE BERGAMO PER LA PALESTINA
SUI FATTI DEL 25 APRILE 2025 A BERGAMO
La giornata di oggi dimostra quanto sia necessario riaffermare con forza il significato
profondo del 25 aprile. Oggi a Bergamo abbiamo subito sulla nostra pelle i risultati di
questo nuovo decreto sicurezza.
Come Rete Bergamo per la Palestina, avevamo organizzato una contestazione pacifica e
legittima nei confronti dell’associazione Italia-Israele, la cui presenza riteniamo in
contrasto con i valori dell’antifascismo. Durante questo momento di dissenso, i
carabinieri hanno effettuato una prima carica con lo scopo di spezzare il corteo,
scaraventando a terra un compagno, ammanettandolo e portandolo via.
Abbiamo seguito il compagno per accertarci delle sue condizioni ma, appena è stato
fatto salire sulla volante che lo avrebbe condotto in questura, la polizia ha effettuato una
seconda carica, ancora più violenta, contro le persone presenti.
Abbiamo quindi deciso di tornare in corteo affinché tutti potessero venire a conoscenza
di quanto successo. Mentre ci stavamo avvicinando pacificamente al palco un cordone
della celere, con un’ennesima carica, divide in due il corteo. Non ci siamo però fermati,
la contestazione è proseguita per diverso tempo e con essa anche le cariche e le
manganellate che hanno lasciato feriti numerosi compagni e compagne.
La piazza, colpita dalla violenza utilizzata è insorta, le transenne sono saltate e ci siamo
ripresi la piazza obbligando la celere a retrocedere. Quella piazza oggi non rappresentava
una commemorazione, ma un’eredità viva e attuale: quella della Resistenza partigiana,
che ha lottato contro il nazifascismo per un mondo libero dall’oppressione, dallo sfruttamento e dalla guerra. Una resistenza che vive ancora oggi in chi, nonostante il nuovo decreto sicurezza ed il continuo aumento della repressione, manifesta
opponendosi al genocidio di un popolo, al riarmo europeo e a leggi che tentano di mettere a tacere ogni dissenso.
Dopo che ci siamo ripresi la piazza siamo partiti con un nuovo corteo per raggiungere la
questura dove – dopo quasi tre ore dal fermo – il compagno arrestato è stato finalmente
rilasciato.
La piazza di oggi ha dimostrato diverse cose: la politica repressiva delle forze dell’ordine
che, noncuranti dei presenti, hanno sfogato la propria violenza colpendo, schiacciando
e buttando a terra anziani, bambini e giovanissimi, terrorizzati da cariche improvvise e
sproporzionate. Il silenzio complice di tante organizzazioni politiche e sociali presenti,
che hanno assistito inermi ai pestaggi, voltandosi dall’altra parte.
Ma soprattutto il pieno supporto di tanti singoli cittadini e cittadine che hanno dimostrato
solidarietà e che si sono uniti a noi nella protesta contribuendo alla ripresa della piazza
ed alla liberazione del compagno.
Quanto avvenuto oggi è il frutto diretto del nuovo Decreto Sicurezza: meno libertà, più
manganelli. Le prove di questa nuova metodologia si è avuta il 12 aprile a Milano, dove la
polizia ha voluto spezzare il corteo nazionale che ha visto la partecipazione di 50.000
persone scese in piazza per la Palestina. Ma non saranno né le manganellate né le
denunce a fermarci perché continueremo a lottare per la libertà, la giustizia e la
solidarietà tra i popoli.
Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza.
Palestina libera, liberi tutti.