I maranza e la legge

Riceviamo e diffondiamo questa salutare riflessione proveniente dalla provincia forlivese, ma che affronta dinamiche di segno generale su “un mondo in cui il social sta soppiantando il sociale” e dove la legge reprime le espressioni di quel disagio che essa stessa contribuisce a creare. Quasi scontata, ma giustamente denunciata nell’articolo, la complicità del giornalismo padronale. A quest’ultimo proposito, l’introduzione qui sotto riporta un link da un giornalaccio locale.

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I MARANZA E LA LEGGE

Pubblichiamo un contributo individuale che parte da un recente fatto di cronaca che ha coinvolto alcuni giovani forlivesi indicati dalla polizia e dai giornali locali come appartenenti ad una “baby gang”. A prescindere dal fatto che questo termine serve oggi a designare uno tra i tanti nemici interni con cui lo Stato legittima i suoi dispositivi di repressione, lo scritto parte dalle premesse che, se non può essere giusta la prevaricazione come metodo contro chi viene percepito più debole, la violenza agita da parte di chi sente più forte, forse perché nasconde un profondo senso di fragilità, non può essere considerata criticamente senza considerare il contesto sociale in cui le dinamiche interpersonali e di potere sono inserite. C’è il rancore prodotto dallo stigma che accompagna chi, come i giovani immigrati o le seconde o terze generazioni, non vengono riconosciute come titolari dei diritti di cittadinanza, sfruttate quando lavorano, criminalizzate quando non lo fanno, sotto stretta profilazione quotidiana da parte delle forze di polizia. C’è la fine delle cosiddette “grandi ideologie” del ‘900 che hanno ceduto il passo ai valori che la società capitalista insegna, introiettati oggi per mezzo della scuola-azienda-caserma il cui unico compito è quello di mettere in competizione gli individui per ottenere una posizione. Ma c’è anche un altro tipo di scolastica, quella tipica dei social network, che partendo dalla medesima logica competitiva insegna che chi ottiene like e follower vale anche nella vita reale, chi non ottiene attenzione – questo genere di merce che si cerca di acquisire – è destinato ad un’essenza insignificante, da “perdente”.
La gestione pandemica del 2020-2022, con il suo corollario di privazioni, divieti ed estraniazione sociale, ha certamente aggravato il senso di alienazione e mancanza di rapporti reali di questa generazione che si trova a crescere in questo determinato momento storico e che – ovviamente in parte, perché è sempre stupido generalizzare – crede che solo dalla sopraffazione altrui (che sia economica o fisica) possa arrivare il successo, il riscatto, l’attenzione prima social e poi magari sociale. In un mondo, quello occidentale, in cui il social sta soppiantando il sociale. Oggi accusata di essere la nuova “classe delinquente”, durante un’ipotetica guerra – che appare sempre meno ipotetica e sempre più probabile, oltre che sempre più digitalizzata e interconnessa – la generazione social che ha imparato la lezione della competizione e della sopraffazione potrebbe imparare anche quella dell’obbedienza. L’ordine pubblico ne gioirebbe e lo Stato avrebbe la sua carne da cannone.
Da questo racconto, possiamo dedurre che la rabbia a volte è maldiretta. Come ribadito in questo scritto, quando succede che i rapporti di forza, solitamente sbilanciati dalla parte dello Stato, vacillano “è solo perché chi è oppressx si ribella e mette in discussione, in maniera conflittuale non democratica, le regole vigenti”. E queste regole, detto per inciso, riguardano anche i rapporti di potere.
Ma è proprio dal conflitto che può nascere la possibilità di una società se non democratica – che oramai questo è un termine che il potere ha fatto pienamente suo, e che significa molte cose diverse – di sicuro più libera.


Forse non dalla parte dei maranza, di certo non dalla parte della legge! Sull’arresto dei regaz della “baby gang” a Forlì (22/03/25)

Giornali online e cartacei in questi giorni sono strapieni della notizia degli arresti fatti a Forlì dai solerti uomini della Squadra Mobile della Questura di Forlì-Cesena: 15 idenificati, tutti tra i 17 e i 20 anni, dieci mandati d’arresto, nove eseguiti con altrettante persone in carcere e una ancora latitante, e speriamo per per molto tempo.
Ovviamente non mancano le dichiarazioni dei vari politici fascio-nazional-popolari che affollano il palazzo comunale di Forlì (mentre i sinistrosi tacciono, perchè non possono difendere dei criminali, ci mancherebbe!) che chiedono pene dure, più controlli, più multe, più arresti, più videocamere, più soldi per i sicari in divisa… quello che chiedono sempre insomma.
Soltanto per il gusto e la voglia di non lasciare il monopolio della narrazione di questa vicenda della “baby gang sgominata” a fascisti, sbirri e opinionisti radical chic, mi pare onesto prendersi due minuti per dire qualcosa di ostinato e contrario.

Parto da un presupposto che so non essere più tanto di moda: la legge e i codici morali di una società sono il prodotto di un rapporto di forza. Lo Stato fa le leggi per proteggere il potere che amministra e i padroni che lo necessitano; se cambiano delle leggi in senso più “libero” succede solo perché chi è oppressx si ribella e mette in discussione, in maniera conflittuale non democratica, le regole vigenti. In mancanza di conflitto sociale, cioè di una coscienza (anche armata) da parte di chi è sfruttatx di chi sono i suoi nemicx, gli amministratori del potere fanno tutto ciò che possono per stringere il cappio al collo della società: lavorate, producete, pagate le tasse, ubriacatevi una o due volte a settimana e consumate. Non rompete le scatole, che noi facciamo girare i soldi grossi. Questa è l’etica dello Stato, qualunque Stato: certo è che quello italiano è un po’ più fascista di altri in Europa, anche perché i padroni hanno avuto tanta paura negli anni ’60 e ’70 dove si stava per fare la rivoluzione…

Perché dico questo? Perché se si crede alla favoletta della democrazia nella quale abbiamo tuttx le stesse opportunità, siamo tuttx cittadinx ugualx e con pari diritti e doveri, allora questa “baby gang” pare proprio un frutto marcio del bell’albero della borghesissima e depressissima città di Forlì (che poi, frutto marcio, suvvia, restituiamo un po’ di dignità alla realtà: furti di biciclette, un paio di rapine di cellulari, spaccate in dei tabacchi, risse tra regaz…cose che si sono SEMPRE viste in tutte le città).
Ma visto che non ci credo alle favole della propaganda (ma a quelle degli gnomi, delle fate, dei draghi che bruciano i castelli dei Re sì!) mi dico che è la logica conseguenza di un sistema che ci alleva fin dalla culla col solo imperativo di fare soldi, consumare, arrivare in alto mangiando in testa a tuttx. Competizione, arrivismo, successo, apparenza.
E quanto in alto possono arrivare dei ragazzi tunisini, senza famiglia, senza casa, che hanno attraversato un mare che è una tomba (il 16 marzo hanno ripescato 43 corpi al largo di Lampedusa: provenivano dalla Tunisia) per arrivare in una terraferma che è una galera a cielo aperto?

Non voglio vittimizzare nessunx, solo mettere nero su bianco che no, non abbiamo le stesse possibilità, non abbiamo gli stessi privilegi, non abbiamo le stesse alternative tra le quali scegliere.
Certo, comunque avevano alternative al furto, alla rapina? Sì, ce l’avevano. Ingrassare le fila dex disoccupatx che elemosinano un posto di sfruttamento pagato una miseria per poi andare ad affittare un buco di cantina in nero pagato una follia e magari, in sei o sette anni, avere un permesso di soggiorno.
O un’altra alternativa è fare la fila alla Caritas e beccarsi due pasti caldi al giorno, e magari potersi fermare a dormire per due settimane di fila (di più non ti tengono e ti fanno la perquisa quando entri) ma alle 8:00 di mattina devi sloggiare perché alla Caritas ci vai solo per dormire. Bello! A chi non farebbe gola una vita così?!

La legge, e gli sbirri col gel che hanno posato per le foto della stampa, sono lì apposta per far sì che chi non ha nulla resti senza nulla o con quel minimo indispensabile per renderlo eternamente ricattabile: se sgarri perderai anche quei due spicci a fine mese.
E tutto questo solo per quanto riguarda i “beni materiali”, ma la vita non dovrebbe essere fatta solo di oggetti comperati o oggetti venduti, ma di tanto altro, tanto di radicalmente altro: condivisione, tempo libero da obblighi e lavoro, scoperta, viaggi, sesso, gioco, creatività, divertimento, affetti, crescita spirituale…ma a chi gliene frega nulla di sta roba ormai?!
E quindi che non ci si scandalizzi se poi coi “proventi delle azioni criminose” i regaz compravano occhiali e scarpe firmate, cos’altro avrebbero dovuto fare?! Mandarli ad organizzazioni di resistenza in Palestina o nel Sahara? Sarebbe stato un sogno, ma i sogni non fanno rima con capitalismo.
Se hai 18 o 20 anni nel 2025 significa che sei statx allevatx con la sola ottica martellante e pervasiva del consumo e del “non me ne frega un cazzo di politica”, e le anime belle (come il sottoscritto) che si augurano che maturi la “coscienza di sfrutatti” in tuttx quex ragazzx per strada notte e giorno, che giustamente odiano le guardie, si mettano l’anima in pace: non c’è rivoluzione (per lo più! eccezioni ci sono sempre) nella rabbia delle strade, solo un cieco senso di fine, di catastrofe, di immediata riscossa e immediata caduta.
O così è quello che dicono lx regaz che incontro sui bus o in stazione…
E invece perché non ci si stupisce o non ci si arrabbia se quegli occhiali firmati o quelle scarpe di plastica da divo della TV te le compri con l’onesto guadagno del sudore della fronte?! (beh, qualcunx in effetti sì che si arrabbia!).

L’essenziale è che stai buono e partecipi alla catena della produzione e del consumo (legale o illegale è una falsa opposizione).
Il furto è una logica conseguenza della proprietà privata: come diceva qualcuno “finché esisterà il denaro non ce ne sarà mai abbastanza per tuttx”.
Se una cosa la voglio dire riguardo all’operato criminoso della baby gang è solo relativa ai bersagli delle loro azioni: perché rapinare un ragazzino al centro commerciale invece di un riccone con la Tesla? Perché picchiarsi tra bande rivali invece di menare i fascisti e i razzisti che speculano sulle tragedie della gente migrante, che rinchiude fratelli e sorelle in galere e CPR? Perché un furto in un minimarket di gente che a sua volta subisce il razzismo, piuttosto che una banca? (Certo, la banca è molto più difficile da fare!).

In definitiva, perché non indirizzare con un minimo di etica, etica data dall’evidenza di come va il mondo, un’azione di riappropriazione e di sopravvivenza, invece di prendersela col primo capitato?! Forse è chiedere troppo, ma nessuna pretesa, sarebbe un auspicio che tutte le volte che ho l’occasione, alla fermata del bus o su un muretto con una birra, cerco di buttar là a chi ha voglia di far due chiacchiere e mi chiede una sigaretta.
Non difendo un tamarro che ti punta un coltellino per farti il portafoglio mentre stai tornando a casa la sera, lo contestualizzo: se non esistesse la miseria non avrebbe semplicemente bisogno di rubare.
Subire violenza, verbale e/o fisica è un trauma che moltx abbiamo sperimentato, perciò capisco chi ha paura della “brutta gente di strada”, ma non posso fare a meno di ragionare in altri termini: quanto danno fanno alle nostre vite (di gente non ricca) banche, assicurazioni, eserciti, poliziotti, secondini, padroni di casa, psichiatri, professori tiranni, burocrati, politici, industriali, fascisti, giornalisti infami, tecno-scienziati che manipolano piante, clima ed animali?
Quante persone sono morte ammazzate dagli sbirri (o torturate, picchiate, vessate nelle questure/caserme) e quante dalle “baby gang”!?
O sono davvero dieci pischelli (giustamente) arrabbiati e senza direzione che ci opprimono? Spazzando via i primi risolveremo la situazione di disparità sociale ai secondi e a noi stessx.

L’unica maniera per eliminare la logica della sopraffazione e della violenza è distruggere la società che ce le impone!

Contro il DDL1660 e contro i suoi falsi critici, ovvero la stessa sinistra che ha inasprito i pacchetti sicurezza precedenti (Minniti) e le ordinanze antidegrado, a Forlì come in tutta Italia.

Contro ogni confine, contro ogni tribunale, contro ogni galera!

La proprietà è il furto!