È uscito “Storia di un gabbiano e del drone che smise di volare” di Giulio Berdusco (edizioni Fuochi d’inverno)
Segnaliamo l’uscita del racconto di Giulio Berdusco, Storia di un gabbiano e del drone che smise di volare, delle nuove edizioni Fuochi s’inverno.
Per richieste di copie (3 euro a copia, 2 euro dalle 3 copie in su), scrivere a: fuochidinverno@autistici.org
Qui potete ascoltare la lettura del racconto: https://radioblackout.org/podcast/storia-di-un-gabbiano/
(Da ottobre 2024 Giulio Berdusco si trova detenuto nel carcere delle Vallette di Torino. Dovrà scontare 4 anni e 3 mesi per un cumulo di condanne relative alla giornata di lotta al Brennero del 2016 e agli scontri con la polizia avvenuti qualche anno più tardi, a Rovereto, durante la contestazione a Salvini in tour elettorale.)
Prefazione
Chi costruisce prigioni s’esprime meno bene di chi costruisce la libertà
Stig Dagerman
Secondo l’interpretazione arendtiana, “azione” e “discorso” sono ciò che cominciano, a fondamento di ciò che dà inizio al nuovo. Sono dunque atto di affermazione della libertà, la quale, di conseguenza, evoca automaticamente la possibilità del rischio. Per questo entrambe queste qualità che fanno di un individuo un essere-nel-mondo richiedono coraggio, una virtù che «è praticamente già presente in ogni volontà di agire e parlare, di inserirsi nel mondo e di iniziare una propria storia». Azione e discorso – ma per essere più precisi potremmo dire pensiero e azione – vivono dunque l’una dell’altro, si richiamano. In alternativa si apre il sipario a quella spettacolarizzazione del pronunciato che trasforma la parola in semplice strumento, uccidendo la cosa viva che le dà significato; che la rende, appunto, ciò che può contenere il potenziale di essere inter-azione. Un’attitudine, questa, che non solo va svanendo implicitamente nell’èra della Tecnica, ma anche esplicitamente nell’atmosfera repressiva che ci circonda.
Ecco perché le edizioni Fuochi d’inverno nascono già all’angolo. Vedono la luce di già (e per nulla metaforicamente) dal buco di una serratura, la quale però shakespearianamente («potrei essere rinchiuso nel guscio di una noce e tuttavia ritenermi re di uno spazio infinito») ancora si apre sull’esistente. Probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che chi sta dietro alla cura e alla pubblicazione di questo libretto, come di quelli che verranno, non è solito scrivere di cose inventate. Per una serie di circostanze, e soprattutto per una serie di scelte, ciò in cui le nostre vite si sono imbattute – lo dico per me stesso, sapendo quasi per certo di poterlo dire anche per l’autore –, è stato un accumularsi di esigenze diverse da quelle di cui possono essere espressione i romanzi. Esigenze che hanno fatto (o hanno provato a fare) del connubio pensiero-azione una questione imprescindibile. Dettate forse da qualcosa di simile a quella che un pensatore di qualche decennio fa chiamava “filosofia d’occasione”. Ma non è affatto detto che l’urgenza di esistere che sta dietro anche a queste parole non possa trovare la sua espressione in forme diverse.
Il libretto che avete tra le mani, il primo racconto che viene dato alle stampe dalle edizioni, è una storia semplice. Tanto semplice da riuscire a cogliere la complessità del mondo: la Tecnica e la sua efficacia, l’industrialismo e il suo progredire sopra corpi e menti, la politica e il suo privilegio, la natura e la sua inarrestabile espressione di resistenza.
Non di meno, l’inizio di questo piccolo progetto è anche il frutto dell’esigenza di colmare una distanza obbligata. Una distanza imposta a quella che, per chi scrive, è qualche cosa di più di un’amicizia, un’affinità particolare di quelle che forse, per l’appunto, si trovano solo nei romanzi.
Perché forse è vero che solo attraverso il cominciamento dell’azione anche la vita inizia ad assumere le caratteristiche del romanzo. Che inizia ad uscire dall’ordinario della logica dell’efficacia e della produzione, per diventare qualcosa da scrivere, da inventare, da vivere fino all’ultima goccia.
Ottobre 2024
RB