Il cervello umano come “materiale da laboratorio”
Neanche il tempo di pubblicare un pezzo (Nella Serra in cui fiorisce ogni mistificazione) nel quale si afferma: «L’economia di guerra serve ad allargare e a difendere con le armi vecchie e nuove enclosures (terre, prodotti agricoli, fonti energetiche, “dati”, cavi sottomarini, “minerali strategici”, sequenze di DNA, reti neurali…)», che il riferimento alle reti neuronali come terreno di conquista tecno-industriale trova una conferma letterale: eccoci alla commercializzazione delle prime «Intelligenze Biologiche Sintetiche», cioè di «cellule cerebrali umane derivate da staminali» e «coltivate su un chip di silicio dotato di una griglia di microelettrodi». Con l’immancabile squillo di trombe: saremmo così vicini «all’alba di una nuova era in cui computer e cervello saranno termini intercambiabili». Il cervello umano come materia prima di un cyber-mondo da cui espellere gli umani: il capitolo ultimativo della «guerra alla sussistenza» con cui si è imposto il capitalismo.