ANCORA, ANCORA, ANCORA… Sul 1° marzo a Venezia

Riceviamo e diffondiamo:
ANCORA, ANCORA, ANCORA…
Ancora in piazza al fianco del popolo palestinese, anche se l’attenzione cala, la kefiah passa di moda, e i colori palestinesi lasciano il posto ad altre casacche… Il genocidio non è finito, si è “geograficamente spostato”, ma l’infamia in atto continua; ciò che è finito è la coerenza da parte di tante e tanti “solidali” per i quali le parole che si dicono non hanno un peso, e non bisogna dare una consequenzialità tra pensiero, parola, ed azione.
Ancora in piazza contro il conflitto in Ucraina, che in tre anni di guerra per gli interessi delle borghesie occidentali, da decenni impegnate per espandersi ad est a danno della Russia (Donbass ed EuroMaiden), ha dimostrato come lo scontro tra poli imperialisti miete vittime tra i proletari russi e ucraini, scaricando i costi economici della guerra sulla classe oppressa europea.
Ancora in piazza per ricordare che alla guerra capitalistica si può rispondere solo con la diserzione, come sempre più soldati ucraini e russi stanno facendo, e che in tempi di guerra è importante avere una bussola etica che definisca il nostro agire.
Ancora in piazza perché tra Palestina ed Ucraina emerge qualcosa: intelligenza artificiale significa morte, capitalismo ed imperialismo significano distruzione, tecnologia significa oppressione.
Ancora in piazza perché l’unico modo per opporsi alla repressione e alle zone rosse è con la conflittualità, provando a violare le imposizioni e i divieti. “Bloccare” una zona rossa, anche se per poco, è un modo per arginarla.
Ancora in piazza per indicare i responsabili del genocidio in atto, e della guerra che si fa governo. Leonardo SPA ha uno stabilimento a Tessera; Tiziana Lippiello è membro delle nuove fondazioni di Leonardo SPA nate da Med-Or (“per l’Italia”, “per la scuola italiana”) e quindi collabora nella creazione di un complesso scientifico-militare-accademico-industriale che, guadagnando dalla guerra, si vuole mettere a capo della ricerca. E questo per tenere lo sguardo vicino a noi.
Ancora in piazza a prendere manganellate, perché la violenza sbirresca è l’unica risposta a chi cerca di mantenere una coerenza etica in un mondo che ci spinge all’infamia e all’essere dissociati; la separazione dei corpi, della natura, delle vite in diversi aspetti è una forma di governo che si attacca tramite una forma di lotta fatta dal contatto umano, dai rapporti di reciprocità, dai legami di verità con i mondi, interni ed esterni, abolendo così la separazione in quanto governo e repressione.
Ancora in piazza perché questo è il messaggio del popolo palestinese. Sedici mesi di genocidio algoritmico non hanno piegato un popolo e la sua resistenza, grazie al legame di verità che questo popolo ha con il mondo. Un legame di verità fatto di attaccamento alla propria terra, alla vita, alla lotta all’imperialismo occidentale, a tante altre cose. Questa è la responsabilità storica che ci troviamo di fronte: che legame di verità vogliamo costruire con questo mondo? Il 2024 ha dimostrato che le democrazie liberali occidentali sono complici del genocidio, che il capitalismo è inscindibile dalla guerra, che la tecnologia serve per separare la vita dalla vita, dalla natura, dalla morte. Prendendo il popolo palestinese come massima espressione di resistenza attuale, non dobbiamo forse anche noi costruire un legame con il vero che faccia poi da guida per le nostre azioni? È solo questo legame con il mondo che ci permette di dare un senso alle manganellate che prendiamo in strada, alle denunce che arrivano tassativamente dopo ogni corteo, alle “sbatte” e agli “accolli”; è questo legame con il mondo che ci fa andare avanti, proprio perché il genocidio in atto dimostra le complicità nostrane, e la nostra impossibilità di far finta di nulla. E questo legame con il mondo si sviluppa nelle piazze, nel resistere alle cariche assieme, nella solidarietà umana, nella reciprocità. La repressione è separazione, è attaccare lo sviluppo di legame di verità con il mondo, ovvero ciò che permette al popolo palestinese di resistere fino alla fine. Qua da noi, si vuole attaccare proprio la nascita di questi legami di verità con il mondo, a suon di divieti, manganellate, denunce, etc. per evitare di trovare ovunque un popolo che resiste come quello Palestinese, una “Palestina ovunque”.