Da Piazza Fontana al Corvetto, il filo nero della Storia. Iniziativa a Forlì il 12 dicembre

Riceviamo e diffondiamo questa iniziativa e due testi:

IL FILO NERO DELLA STORIA

Il 12 dicembre cade l’anniversario della Strage di Piazza Fontana a Milano (1969), che causò 17 morti e 88 feriti per lo scoppio di una bomba alla Banca dell’Agricoltura. Strage commessa dai fascisti, voluta e coperta dagli apparati statali, con la complicità dei servizi segreti e dei vertici militari N.A.T.O. Si inseriva nel contesto della “guerra fredda” tra blocco occidentale, di cui l’Italia faceva parte, e quello guidato dall’Unione Sovietica. L’Italia, infatti, al tempo era un’eccezione tra i paesi europei del mediterraneo. In Spagna, Portogallo e Grecia governavano dittature fasciste o militari, appoggiate da Stati Uniti e N.A.T.O. Anche in Italia il “partito del golpe” – ampi strati di politica, giornalismo, economia ed esercito – credeva che una dittatura di stampo fascista/militare avrebbe meglio compresso la conflittualità sociale, allora decisamente maggiore di oggi, evitando l’avvento di qualche forma di “comunismo”.
Si doveva atterrire l’opinione pubblica attribuendo le stragi agli anarchici, per dare avvio alla svolta autoritaria. Si è dato a questo disegno il nome di “strategia della tensione”.

Oggi il protagonismo dei gruppi neofascisti è nuovamente presente. Chi governa usa questa manovalanza per provocare e attaccare i movimenti. Inoltre nuove leggi come il DDL 1660, che il governo Meloni sta per approvare, andranno ad incidere pesantemente, con l’introduzione di 13 nuovi reati e diverse aggravanti (pensiamo al reato di “blocco stradale” o a quello di “rivolta carceraria” per chi, anche pacificamente, protesta nelle carceri e nei CPR). Siamo davanti ad una innegabile svolta repressiva, uno “Stato di polizia” la cui evidenza è data dall’art. 20 di questo decreto, che autorizza gli sbirri a portare armi senza licenza anche fuori servizio. Se poi aggiungiamo la volontà del governo di far adottare all’Italia il presidenzialismo, vediamo che alcuni dei progetti dei golpisti di un tempo stanno trovando applicazione nel solco della democrazia formale.

Se durante gli anni della “strategia della tensione” da contrastare era una conflittualità sociale di massa che impensieriva e non poco il potere, oggi come si spiega questa “controrivoluzione preventiva” in assenza di agitazioni rivoluzionarie? Si spiega con le dinamiche mondiali, che vedono nuovamente schierarsi gli Stati in blocchi contrapposti. L’Italia è pienamente coinvolta nelle guerre che insanguinano il pianeta, con le armi fornite all’Ucraina e a Israele (per fare gli esempi più noti), con l’eventualità di entrare direttamente nei conflitti in corso. Questo genera politiche di tagli ai servizi e una continua dissipazione di fondi pubblici per fare la guerra. Lo Stato italiano teme che l’economia di guerra, generando povertà, possa far da volano a proteste sociali molto più forti di quelle che vediamo oggi. Ecco perché, preventivamente, ricorre ai fascisti e a norme ed assetti sempre più autoritari. Per farli accettare la tattica è sempre la solita: creare artificialmente il bisogno di “sicurezza” con la designazione dei nemici interni. Un’informazione controllata a dovere mostrifica a turno i “manifestanti violenti” che se la prendono coi “poveri poliziotti” (anche se sono questi ad usare il manganello), i sindacalisti che scioperano creando disagi al “paese che lavora”, i “clandestini” e i figli di immigrati (quando uno di loro – Ramy – viene ammazzato al Corvetto a Milano, per non essersi fermato all’alt dei carabinieri, il pensiero è “se lo è cercato!”), finendo ovviamente con gli anarchici “professionisti degli scontri”. La divisione del corpo sociale in buoni e cattivi serve a compattare sul fronte interno l’esercito dei buoni: una “nazionalizzazione delle masse” per rendere più agevole il compito del partito trasversale della guerra sul fronte esterno.

Vediamo un filo nero che lega la “strategia della tensione” di ieri e quella di oggi. Ed è preoccupante, ma emblematico, che il DDL 1660, all’art. 23, conceda a funzionari ed agenti dei servizi segreti infiltrati nei movimenti l’impunità penale nel caso di “direzione ed organizzazione di associazioni terroristiche” nonché di “fabbricazione o detenzione di ordigni o di materiale con finalità di terrorismo”. Non lo abbiamo sempre detto? Terrorista è lo Stato!
Democrazia borghese e dittatura sono due facce della stessa medaglia!
Contro l’economia di guerra, la lotta e l’azione diretta sono nostre amiche!

Collettivo Samara – samara@inventati.org

DA PIAZZA FONTANA A CORVETTO, LO STATO E I SUOI SGHERRI ASSASSINI!

C’è un orribile e sanguinario filo nero che lega la strage di stato di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) all’assassinio causato dai carabinieri di Ramy Elgaml, ragazzo di 19 anni di Corvetto, Milano.
Questo filo nero è la mentalità che sta alla base della società che ci troviamo a subire: la mentalità dei padroni che si sentono onnipotenti e che decidono, letteralmente, della vita, della morte, della malattia, della carcerazione, della disperazione di milioni di individui, umani e non.
Se i padroni del 1969 infatti hanno armato i fascisti (tramite i servizi segreti che la sinistra chiama “deviati” ma semplicemente i servizi segreti fanno, sempre, ovunque, questo sporco infame lavoro) che hanno messo la bomba nella Banca dell’Agricoltura per seminare il panico tra la gente, i carabinieri, la polizia, le guardie carcerarie, gli assistenti sociali, i professori, i guardiani privati, seminano quotidianamente paura e violenza (certo a piccole dose rispetto alla bomba che fece 17 morti e 88 feriti) per inculcare in tuttx noi, emarginatx o ribelli all’ordine costituito, i più devastanti dei virus: la rassegnazione e l’obbedienza.
E la mentalità dei padroni dell’epoca, e dei padroni di oggi, che poi sono sempre gli stessi (politici, industriali, grandi proprietari terrieri, banchieri, generali) è quella che ci mantiene costantemente sotto il tallone di ferro dell’autorità: all’epoca però, nei famigerati anni ‘60 e ‘70, grande parte della popolazione povera e ribelle rispondeva con fantasia, pistole, corpi, canti, cortei, occupazioni, scritti, molotov, oggi, ahinoi, ci pare che quella violenza e quella frustrazione che quotidianamente immagazziniamo, la rivolgiamo piuttosto contro noi stessx, ammalandoci, commiserandoci, disprezzandoci (perché il mondo ci fa sentire inutili, sbagliatx) oppure contro i nostri fratelli e sorelle potenziali, ossia altrx emarginatx, altrx ragazzx arrabbiatx, altrx che stanno in strada tutto il giorno perché in casa c’è la solitudine ma fuori comunque non c’è niente.

Quel filo nero che collega Piazza Fontana e la morte di Ramy sono le divise sguinzagliate dappertutto, impunite, che con il nuovo DDL 1660 diventeranno ufficialmente (già lo sono nei fatti) dei cittadini di classe superiore a tuttx lx altrx: potranno girare armati anche non in servizio, per ogni processo lo stato, ossia le tasse di chi le paga, sborserà fino a 40mila euro (preventivi!) per difenderli e tutelarli e noi, poverx mortalx, se ci rifiutiamo di dare le generalità finiamo in processo penale senza contare le minacce, gli schiaffi, l’umiliazione.
Sì, forse non sono proprio tutti uguali, ma andatelo a dire a chi è stato torturato nella caserma di Piacenza o a Bolzaneto (Genova 2001), chi al carcere di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia (solo per citare casi “famosi”), andatelo a dire alle ragazze stuprate dai militari a Firenze e a l’Aquila, andatelo a dire a Ramy, che potevamo essere noi, ognunx di noi.
Andate a dire che i padroni non esistono più e che la legge è uguale per tutti ax detenutx nelle carceri italiane (e di tutto il mondo), ax prigionierx nei CPR e negli istituti minorili, che hanno come alternative di fronte a sé o gli psicofarmaci del vitto ministeriale (e diventare zombi) oppure l’evasione o la rivolta… e quando ci provano gli sparano addosso e dicono che erano tutti tossici strafatti di metadone (vi ricordate le rivolte che hanno inaugurato l’incubo securitario della “gestione COVID” nel 2020? Noi sì.)
E se in carcere non hai nel cuore la fuga o la rivolta resta solo il lenzuolo stretto al collo e già, in Italia, se ne sono ammazzatx 77 di detenutx.
E tutto quello che politici ed “esperti” (qualunque cosa significhi) sanno fare è istituire altri reati per i quali altrx emarginatx, altrx poverx, altrx ribelli finiranno dietro le sbarre a popolare questi inferni dimenticati.
E più ci ammazzano, più ci incarcerano, più ci arrestano, più ci terrorizzano, più si lamentano che siamo cattivi, delinquenti, violenti e se a Corvetto lx amicx di Ramy hanno tirato pietre e incendiato qualche cassonetto pare che sia la guerriglia urbana! Ma magari!! Cosa contano oggetti e strade bloccate di fronte ad una vita stroncata? Come si può mettere sullo stesso piano un ragazzino ammazzato da un carabinieri per odio securitario e un autobus coi vetri rotti per rabbia?!

La mentalità dei padroni è una mentalità intrinsecamente stragista: le persone affogate nel Mediterraneo, alle frontiere di montagna, sui posti di lavoro o in strada, durante un “normale controllo di polizia”, sono lì a testimoniarlo.
È la mentalità, portata alle sue estreme logiche conseguenze, che lo stato sionista sta applicando in Palestina e in Libano: sterminare, fisicamente, chi è di troppo, chi si frappone fra il potere e i suoi obiettivi.
E proprio la questione palestinese sbatte in faccia a qualsiasi sincerx democraticx quanto la legge, le regole, i trattati vengano chiamati in causa solo ed esclusivamente quando fa comodo a chi li ha stipulati: lo stato sionista, sostenuto, finanziato, armato da USA e Unione Europea può commettere un genocidio in diretta TV e nessuno muove un dito. Se lx studentx manifestano in piazza contro il genocidio, pacificx e coloratx, gli sbirri li manganellano e li denunciano. Ecco cos’è la legge: il ghigno schifoso e maledetto dell’autorità che dopo averti derubato, pestato, incarcerato ti presenta pure il conto.
Questo era vero nel 1969 ed è vero anche oggi, la sostanziale differenza per chi scrive è che cinquant’anni fa tanta parte della popolazioni (in Italia e nel mondo) lottava per stroncare questo stato di cose, mentre ora (di certo in italia, forse anche altrove) la mentalità dei padroni è stata assunta dallx sfruttatx come se avessimo le stesse garanzia e le stesse priorità: no, non siamo sulla stessa barca, chi ha privilegi è nemico di chi non li ha, e sarebbe opportuno che fosse vero, nei fatti, anche il contrario!

La memoria di ciò che è accaduto, di quanto lo stato italiano abbia sempre mantenuto la “pace” con le bombe (Piazza Fontana, Italicus, Stazione di Bologna, Piazza della Loggia) ci fa restare lucidx e non fidarci delle carogne che ci promettono che questo è “il migliore dei mondi possibili”: ce ne sono altre di possibilità, infinite, quanto infinito è il desiderio di creare un modo altro di vivere. Desiderare ardentemente questi sogni e poi armare la fantasia per concretizzarli!

12 DICEMBRE 1969: IL MANDANTE È LO STATO GLI ESECUTORI I FASCISTI!

VERITÀ E VENDETTA PER RAMY E PER TUTTX LX ALTRX AMMAZZATX DAI TUTORI DELL’ORDINE!