La giustizia e l’economia di guerra: Ex Ilva, annullata la condanna per disastro ambientale
L’annullamento della condanna per “disastro ambientale” comminata ad alcuni ex dirigenti dell’Ilva di Taranto va letto assieme alla notizia del nuovo piano industriale per l’acciaieria presentato lo scorso aprile e ai relativi finanziamenti approvati questa estate, e contestualizzato alla luce delle necessità di fabbisogno di materie prime per la guerra e per la transizione al digitale. Il 30 aprile scorso il governo e i commissari straordinari hanno presentato il nuovo piano industriale che prevede la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2026, e la sostituzione di due altiforni con forni elettrici, finalizzati a stabilizzare la produzione di acciaio dopo il 2026 a 4 milioni di tonnellate all’anno. Le 6 milioni di tonnellate da produrre entro il ’26 saranno fabbricate utilizzando gli attuali altiforni a carbone. Sull’onda di questo piano industriale finalizzato all’aumento della necessità di acciaio in tempi di guerra e conseguente con i punti del piano programmatico esplicato recentemente da Draghi sulla re-industrializzazione del vecchio continente, il 12 luglio scorso il ministero delle imprese ha ricevuto il via libera al prestito di 320 milioni di euro da parte dell’U.E. Per l’ex Ilva.
La necessità per lo Stato e per i padroni di ripulire l’immagine dell’impianto produttivo rende drammaticamente evidente ancora una volta l’essenza stessa e il ruolo della giustizia: garantire l’intoccabilità per gli sfruttatori e la repressione sempre più pesante per le classi sfruttate e per i rivoluzionari, di cui questo recente fatto vergognoso, unito alla discussione in atto a livello istituzionale per la promulgazione del Ddl 1660 contro le lotte proletarie, è un ennesimo esempio.
Qui un articolo di stampa:
Qui delle riflessioni scritte più di dieci anni fa:
https://ilrovescio.info/2021/06/02/riflessioni-sullilva/