Blocchiamo il DDL “elmetto-manganello”. Una proposta

Blocchiamo il DDL “elmetto-manganello”. Una proposta

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Proposta su DDL

Il DDL 1660, cioè la legge “elmetto-manganello” che il governo si appresta a votare, è un attacco senza precedenti al conflitto sociale. La sua inedita gravità risiede principalmente in tre aspetti congiunti. L’introduzione di nuovi reati e l’aumento drastico delle pene (gli esempi forse più clamorosi: condanne fino a 20 anni di carcere se si entra in modo “minaccioso” in un cantiere delle Grandi Opere; il reato di “terrorismo della parola” con cui colpire la pubblicazione di testi di “istigazione” a pratiche di sabotaggio); il fatto che sia firmato anche dal ministro della Difesa, a sottolineare che si tratta di misure di guerra; il fatto che colpisce allo stesso tempo e quasi con gli stessi articoli forme di lotta o anche solo di protesta sia dentro le carceri e nei CPR (con la disobbedienza agli ordini degli agenti che viene equiparata alla “rivolta”) sia nel resto della società (scioperi della logistica, manifestazioni non meramente simboliche contro il genocidio a Gaza, imbrattamenti di sedi istituzionali ecc.), inasprendo al contempo la repressione verso quei settori marginalizzati che ricorrono all’illegalità per campare.

Il fatto che la mannaia repressiva si abbatta sia “dentro” che “fuori”, se da un lato conferma la portata dell’attacco, dall’altro potrebbe rappresentare un’occasione storica. Quale? Che “dentro” e “fuori” si lotti per uno stesso obiettivo: ricacciare indietro il DDL o comunque renderne più difficile l’applicazione. Non iniziative “fuori” che sostengono lotte “dentro”, né voci da “dentro” che solidarizzino con le lotte “fuori”, ma un comune terreno di lotta.

È proprio questo che vorremmo proporre, con un discorso chiaro e modesto. Non sollecitiamo questa o quella forma di lotta a chi è dentro, né garantiamo – a scanso di equivoci – chissà quale sostegno. Diciamo solo: a parità di iniziative che ogni situazione riesce autonomamente a mettere in campo (che siano un blocco o un corteo in città oppure una “semplice” battitura in un carcere), si tratta di aggiungere alle altre questioni urgenti e sentite – lo sfruttamento salariale, il genocidio di Gaza o la guerra in Ucraina, da un lato; il sovraffollamento, le morti o la sistematica negazione delle misure “alternative”, dall’altro, un chiaro NO al DDL 1660. A noi il compito di far conoscere il DDL in carcere (per questo abbiamo preparato e tradotto anche in francese una breve sintesi di due paginette, che alleghiamo) e di far conoscere all’esterno – soprattutto nei contesti in cui già ci si muove contro il DDL – quello che succede dentro. Pensate se nelle proteste e nelle rivolte di quest’estate (e di questi giorni) dentro le carceri fosse emerso o emergesse anche un NO al DDL. Allora chi si dice contrario al DDL non dovrebbe certo limitarsi a dichiarare che sostiene tali proteste, ma prenderne esempio per raggiungere lo stesso obiettivo.

Un movimento comune (come chiamarlo?) dentro e fuori sarebbe qualcosa di inedito. Sugli intrecci storici tra guerra, resistenza e repressione, pensiamo solo al fatto che un prigioniero palestinese – Anan Yaeesh – si trova rinchiuso in Alta Sorveglianza insieme al compagno anarchico Juan Sorroche, entrambi accusati di “terrorismo”.

A chi condivide questi ragionamenti di base chiediamo di far girare la sintesi del DDL e la proposta di lotta comune ai propri contatti nelle carceri e nei CPR e di approfittare dei presìdi di solidarietà per creare un ponte con chi è dentro.

Qui una sintesi del DDL in italiano e in francese:

RIASSUNTO DDL ITA

DDL FR