«Faremo forza a noi stessi ed apriremo intero l’animo nostro»

«Faremo forza a noi stessi ed apriremo intero l’animo nostro»

Una nota di Errico Malatesta pubblicata sull’“Agitazione” del 14 marzo 1897

I nostri compagni di Roma portano candidato l’amico nostro Luigi Galleani, domiciliato coatto, ed altre candidature protesta pare sieno state messe in altri posti. È difficile e penoso per noi dire franca e schietta la nostra opinione. Quando degli uomini che noi stimiamo ed amiamo e che molto han fatto e più faranno ancora per la causa nostra, stanno in galera o al domicilio coatto e si propone un mezzo per farli mettere fuori, come si fa a dire, per quanto cattivo sia il mezzo: no, lasciateli dentro! Nullameno faremo forza a noi stessi ed apriremo intero l’animo nostro. Se altri ci troverà troppo intransigenti, ce lo perdoni in considerazione del fatto che in carcere ed al coatto ci siamo stati anche noi, che siamo sempre esposti a tornarci e che possiamo permetterci di essere severi con gli altri perché abbiamo la coscienza che sapremmo essere severi con noi stessi. In quanto agli amici candidati essi ce lo perdoneranno di certo perché sapranno apprezzare i nostri motivi: anzi di alcuni di loro sappiamo che sono completamente d’accordo con noi sull’argomento. La candidatura protesta, specialmente quando si è sicuri che l’eletto non vorrà a nessun costo fare il deputato, non è per se stessa contraria ai nostri principi e nemmeno alla nostra tattica; ma è nullameno una porta aperta all’equivoco ed alle transazioni. È il primo passo su di un pendio sdrucciolevole sul quale difficile è l’arrestarsi. Già se si vuol votare per un candidato di protesta, bisogna essere elettore; quindi bisogna iscriversi, e chi non si iscrive è un negligente che non prepara i mezzi per raggiungere i suoi fini. Un passo ancora, un piccolo passo, e diremo anche noi, imitando i socialisti: Non è buon anarchico chi non si iscrive elettore. E quando si è iscritti e non si ha sotto mano un candidato protesta, forte è la tentazione di andare a votare lo stesso… per favorire un amico o per far dispetto ad un avversario. Siamo uomini tutti e costa tanto poco l’andare a mettere una scheda dentro un’urna. L’esperienza insegni. Poi viene la questione della condotta dell’eletto. Sentite Merlino? egli già mette il cuneo nel fesso del ragionamento e vi dice: Quando avrete cavato Galleani dal domicilio coatto nominandolo deputato, dovrà egli dimettersi perché sia mandato di nuovo al coatto e voi vi divertiate a cavarvelo ancora? Noi siamo sicuri che Galleani, se fosse eletto, a Montecitorio non ci andrebbe o ci andrebbe solo un momento per sputar in viso ai deputati il suo disprezzo, ma la ragione resta lo stesso, questa volta, dalla parte di Merlino. E poi, avrebbero tutti la forza d’animo che noi conosciamo nel Galleani? Le candidature protesta ci han ridato qualche compagno e noi ce ne rallegriamo di cuore. Ma non possiamo nasconderci che esse han fatto al nostro partito [parola usata all’epoca come sinonimo di movimento] un torto grandissimo. La candidatura Cipriani, per esempio, riuscì a liberare il Cipriani; ma fu pur essa che insinuò il parlamentarismo in Romagna e ruppe la compagine anarchica di quella regione. Con questo noi non intendiamo biasimare i compagni di Roma. Al contrario, comprendiamo ed apprezziamo i loro motivi generosi. Solo ci lamentiamo che il partito nostro sia in così tristi condizioni da non poter far altro a pro dei nostri proscritti che ricorrere al mezzo debole e pericoloso delle candidature di protesta. Lavoriamo, propaghiamo, organizziamo e potremo in seguito ottenere a favore dei nostri delle manifestazioni dell’opinione pubblica ben più significative e ben più efficaci delle elezioni.

(Il ragionamento malatestiano valeva solo ed esclusivamente per le “candidature protesta”. Sulla partecipazione alla politica parlamentare, il rifiuto non poteva – e non può – che essere netto ed intransigente).