Fuori Alfredo dal 41 bis! Volantino in vista dell’udienza di Cassazione del 24 febbraio a Roma
Riceviamo e a nostra volta diffondiamo:
Riceviamo il seguente volantino dell’Assemblea di solidarietà con Alfredo Cospito e i prigionieri rivoluzionari in vista dell’udienza del 24 febbraio (128esimo giorno di sciopero della fame) alla corte di cassazione, a Roma, in occasione dell’udienza per il ricorso contro l’ordinanza di detenzione in 41 bis. A partire dalle ore 11:00 si terrà una presenza solidale in piazza Cavour.
FUORI ALFREDO DAL 41 BIS
24 FEBBRAIO: DALLE ORE 11:00 DAVANTI ALLA CORTE DI CASSAZIONE, IN PIAZZA CAVOUR, A ROMA
Alfredo Cospito è in sciopero della fame dal 20 ottobre contro il 41 bis, regime detentivo di annientamento e tortura in cui è stato trasferito il 5 maggio, e l’ergastolo ostativo, che rischia di essere la condanna per il compagno al termine del processo Scripta Manent. Lo sciopero ha quasi raggiunto i 130 giorni: lunghi mesi in cui Alfredo ha opposto la propria tenacia di rivoluzionario cosciente alla volontà di annientamento dello Stato e dei suoi apparati, in primo luogo di quelli repressivi e giuridici che, se nelle prime settimane hanno fatto il possibile per censurarne lo sciopero, nelle ultime hanno letteralmente fatto di tutto pur di calunniarne le idee, la coerenza, la determinazione.
Il trasferimento in 41 bis è stato imposto nel tentativo di intaccare il carattere impenitente con cui Alfredo ha vissuto questi dieci anni di reclusione, quindi per impedirgli di contribuire al dibattito tra dentro e fuori le carceri, nel quale è intervenuto senza la pretesa di “orientare” o “ispirare” (queste le parole di ministri e magistrati, amplificate dai mass-media) alcunché. Una verità, questa, che nessuna sentenza o operazione repressiva potrà mai cancellare: perché il compagno è anarchico e in quanto tale rifiuta ogni delega e gerarchia. Alfredo è un rivoluzionario che ha attaccato uno dei massimi responsabili della catastrofe nucleare presenti in Europa e che successivamente, in carcere, ha difeso le proprie convinzioni. In questi dieci anni, contro la rassegnazione, la passività, l’inazione, ha opposto lo slancio verso una vita dedicata ad un’idea e una pratica rivoluzionaria tesa alla libertà integrale per tutti gli oppressi e i proletari. Un’idea indicibile per lo Stato che, da quando essa è emersa tra le masse sfruttate, ha tentato in ogni modo di arginarla, accrescendone invece la capacità di riemergere inaspettatamente. Una pratica rivoluzionaria inammissibile in una società-galera dove non è concepibile sfidare il monopolio della violenza mantenuto da parte dello Stato con la sottomissione, la coercizione, la minaccia, il ricatto sistematici.
Alfredo Cospito è stato di fatto condannato a morte dallo Stato, il quale ha ratificato la propria volontà di annientamento con l’udienza del tribunale di sorveglianza di Roma del 1° dicembre, che ha confermato l’ordinanza di detenzione in 41 bis. Se oggi è in vita, ciò è dovuto unicamente alla sua grande capacità di resistenza: per lo Stato sarebbe dovuto essere già morto. Questa è una constatazione alla quale abbiamo il dovere di non sottrarci, perché a quasi 130 giorni dall’inizio dello sciopero, la sua vita è sull’orlo di un baratro. Tra i responsabili – assieme al tribunale di sorveglianza di Roma, al ministro della giustizia Nordio, all’ex ministro Cartabia, all’attuale esecutivo, alla procura di Torino e alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo – c’è anche la corte di cassazione. Un tribunale che il 6 luglio ha riqualificato in “strage politica” una delle accuse del processo Scripta Manent, in cui il compagno era già stato condannato a 20 anni. È a causa di questa riqualificazione che Anna Beniamino rischia una condanna a 27 anni e Alfredo all’ergastolo ostativo, misura esemplificativa di un sistema giudiziario che non si nasconde neppure più dietro al paravento della pena come forma di recupero, ma afferma – sempre più sfacciatamente – l’intento di rimuovere ogni forma di vita nemica dello Stato. Questo stesso tribunale che, infine, il 24 febbraio è chiamato ad esprimersi sull’ordinanza di detenzione in 41 bis per Alfredo.
In questi anni di guerra militare ed economica, come di catastrofe ecologica e sociale, l’aumento della repressione corrisponde ad un’esigenza vitale per il capitale. L’offensiva repressiva si sviluppa a tutti i livelli, fino al 41 bis per Alfredo Cospito come per Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, militanti delle BR-PCC reclusi in 41 bis da oltre 17 anni. Da parte nostra, continueremo a lottare contro i regimi differenziati nei quali sono reclusi i compagni, con la consapevolezza che questi servono sia ad isolarli dai movimenti esterni (come nel caso del 41 bis), che a separarli dalla componente potenzialmente più cosciente dei detenuti (come nel caso dell’AS2).
Ovunque i movimenti di resistenza si confrontano con questa realtà sociale e negli ultimi anni molte sono state in Italia le dimostrazioni di solidarietà attiva nei movimenti, ma la solidarietà con Alfredo travalica le frontiere, esprimendo la prospettiva di un internazionalismo capace di articolare nella pratica una visione di liberazione sociale che riconosce come nemici tutti gli Stati e gli organismi del capitale internazionale. Stesso nemico, stessa lotta.
In questi mesi è stato infranto il muro del silenzio intorno al 41 bis, chiarito il ruolo assunto dalla DNAA come strumento di oppressione politica, espresse le idee e le pratiche di lotta rivoluzionarie, sviluppata la solidarietà internazionale con gli anarchici, i comunisti e i rivoluzionari prigionieri. Oggi la lotta è volta a salvare la vita di Alfredo, rompendo definitivamente il regime di isolamento del 41 bis. Oggi, senza alcuna fiducia nella giustizia di Stato, sosteniamo ancora e come sempre Alfredo.
SOLIDARIETÀ CON TUTTI I PRIGIONIERI ANARCHICI, COMUNISTI E RIVOLUZIONARI
Assemblea di solidarietà con Alfredo Cospito e i prigionieri rivoluzionari
Roma, febbraio 2023