Aggiornamento sulle condizioni di salute di Alfredo Cospito al 99esimo giorno di sciopero della fame ad oltranza (26 gennaio 2023)
Riceviamo e a nostra volta diffondiamo: https://lanemesi.noblogs.org/post/2023/01/27/aggiornamento-sulle-condizioni-di-salute-di-alfredo-cospito-al-99esimo-giorno-di-sciopero-della-fame-ad-oltranza-26-gennaio-2023/
Con la pubblicazione dei testi che seguono – un aggiornamento circolato ieri, 26 gennaio, e due trascrizioni di altrettanti interventi radiofonici da parte della dottoressa di fiducia, risalenti al 26 e al 19 gennaio – riportiamo un aggiornamento sulle attuali gravi condizioni di salute del compagno anarchico Alfredo Cospito a 100 giorni dall’inizio dello sciopero della fame.
Il tentativo di annientamento nei confronti di Alfredo è stato ratificato dallo Stato nei mesi di luglio e dicembre dello scorso anno, prima (da parte della corte di cassazione) con la riqualificazione in “strage politica” di un’accusa del processo Scripta Manent, poi (da parte del tribunale di sorveglianza di Roma) con un’ordinanza che conferma la detenzione in 41 bis, il più afflittivo regime detentivo presente nelle carceri italiane, dove Alfredo è stato trasferito il 5 maggio scorso.
Davanti a questo tentativo di annientamento è di estrema importanza che le idee, le gesta, il contributo del compagno non vengano dimenticati, condannati all’oblio come desiderato dagli apparati repressivi con il processo Scripta Manent, l’operazione Sibilla e il trasferimento in regime di 41 bis. All’isolamento e alla censura dello Stato e delle sue carceri opponiamo, oggi come ieri, la tenacia e la coerenza delle nostre idee e pratiche.
«Permettetemi di dire, con un minimo di orgoglio, che la mia vita (come la vita di ogni anarchico e anarchica degni di questo nome) è caratterizzata dal tentativo di far collimare teoria e azione. Ai servi del Potere dico una cosa sola: potete tenermi in galera per il resto della vita ma rassegnatevi, non riuscirete a togliermi la coerenza ed il rispetto di me stesso, né tanto meno il piacere e la voglia di combattervi»
(Alfredo Cospito, “In merito all’operazione Sibilla”, 2021)
Un aggiornamento sulle attuali condizioni di salute: il compagno ha avuto un mancamento, i torturatori lo hanno trasportato in ospedale e poi lo hanno riportato al 41 bis
Stanno arrivando brutte notizie dal carcere di Bancali, dove Alfredo Cospito è da 99 giorni in sciopero della fame. Il nostro compagno ormai si sposta in carrozzina, ha valori microchimici preoccupanti, ha gravi problemi di termoregolazione, cioè ha sempre più freddo, si copre con molti maglioni e varie paia di pantaloni.
Forse per decidere di scaldarsi, ieri sera ha deciso di fare una doccia, intorno alle 23:30. Lì Alfredo avrebbe avuto un mancamento, è caduto e si è rotto il naso in maniera scomposta. Inoltre, a causa delle poche piastrine, avrebbe cominciato a perdere molto sangue. Per queste ragioni è stato trasferito di urgenza nell’ospedale di Sassari. Dopo le prime cure, gli assassini della polizia penitenziaria lo hanno riportato in carcere.
Poche ore prima, nella giornata di ieri [25 gennaio], era arrivato il rigetto del ministro della giustizia di trasferimento di Alfredo in un carcere con reparto ospedaliero: secondo Nordio, Cospito è “in eccellenti condizioni di salute”…
Le condizioni di salute del compagno al 99esimo giorno di sciopero della fame
Il 26 gennaio, 99esimo giorno di sciopero della fame ad oltranza contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, l’emittente radiofonica antagonista Radio Onda d’Urto ha trasmesso un quinto intervento della dottoressa di fiducia che sta visitando regolarmente il compagno Alfredo Cospito. Come per gli aggiornamenti al 71esimo (29 dicembre), al 78esimo (5 gennaio) e all’85esimo (12 gennaio) giorno di sciopero della fame, riportiamo una trascrizione dell’intervento:
«Allora […], l’ho trovato abbastanza male, abbastanza male perché la termoregolazione è praticamente andata, cioè lui non riesce più a termoregolare; sta con quattro maglie e tre paia di pantaloni, ha sempre freddo. Come se non bastasse, ieri notte per scaldarsi ha avuto l’idea di farsi una doccia intorno alle 23:30 ed è caduto rovinosamente a terra perché ha avuto un’ipotensione, per cui è arrivato sul piatto della doccia con la faccia e ha avuto una frattura scomposta della base del naso, per cui è stato portato in pronto soccorso dove gli hanno ridotto la frattura, tamponato poi in otorino, e mandato nuovamente in carcere. Adesso non ha dolore, tutto sommato l’emorragia si è ridotta, però quello che è importante è che si sono ridotte anche la serie bianca dell’emocromo, quindi i linfociti, i leucociti, cioè tutti quei globuli che servono alla lotta contro le infezioni. E si sono ridotte anche le piastrine, probabilmente per questo lui ha perso una quantità di sangue superiore a quella che avrebbe dovuto perdere; aveva tutt’oggi la maglia tutta insanguinata perché poi si è messo a letto, ha dormito pochissimo, sta iniziando l’insonnia, il calo elettrolitico continua, quindi siamo in una situazione un po’ in discesa. […] Il discorso è che [la situazione] può cambiare da un momento all’altro, dipende [da] quanto il suo organismo riesce ancora ad intaccare poco le proteine e quindi a risparmiarle, perché anche quello che riguarda la serie del sangue, l’albumina […], dipende da questo, quindi nel momento in cui lui supera il 50% del catabolismo proteico siamo molto, molto, molto a rischio. […] Secondo me sì [la situazione può diventare rischiosa per la vita da un momento all’altro]. […] Ha perso 2,00 kg, tutto sommato non tantissimo, anche perché la settimana scorsa aveva perso di più perché lui continuava a camminare, quindi non essendoci possibilità di poter avere un introito alimentare, quindi una produzione energetica, si attingeva dai muscoli, per cui aveva avuto la settimana precedente un depauperamento muscolare, un catabolismo muscolare molto importante […]».
La diffida del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nei confronti della dottoressa di fiducia e le condizioni di salute del compagno al 92esimo giorno di sciopero della fame
Il 23 gennaio, l’avvocato del compagno, ricevendo dalla direzione del carcere di Bancali l’autorizzazione alla visita della dottoressa di fiducia per il 26 gennaio successivo, ha ricevuto congiuntamente una diffida, diretta alla dottoressa stessa, che viene ammonita a non rilasciare più interviste a Radio Onda d’Urto «al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis o. p. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A. D. a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto». Una minaccia, ancor più grave in quanto avviene nei giorni in cui le condizioni del compagno si stanno seriamente aggravando, che esprime una volta di più tutta la volontà d’isolamento che i funzionari dello Stato intendono imporre al compagno e alla sua condizione.
Così da fornire un quadro il più completo possibile del grave peggioramento delle condizioni fisiche avvenuto nell’ultima settimana, riportiamo anche una trascrizione del quarto intervento della dottoressa sempre a Radio Onda d’Urto (risalente al 19 gennaio, 92esimo giorno di sciopero):
«[…] Nonostante l’ulteriore calo ponderale – perché oggi ha pesato 87 kg, siamo al 90esimo giorno di sciopero della fame, ha perso circa 40 kg, partendo da 115 kg – tutto sommato le sue condizioni di salute sono stabili. Diciamo che siamo arrivati al limite di quella che può essere una precipitazione delle condizioni precarie in cui adesso lui vive, perché tutte le riserve di glicosio sono praticamente quasi esaurite, grasso non ne ha più, sta andando verso un catabolismo muscolare, i muscoli sono notevolmente ridotti di volume. Lui comunque è ancora cosciente, fa sempre uso del solito miele quando ha dei periodi di obnubilamento, però tutto sommato non posso dire di averlo trovato male oggi, tutto sommato sta discretamente bene. Siamo in quella situazione dove un mese fa potevo dire che poteva esserci ancora un buon margine perché la situazione non precipitasse, adesso questo grande margine non c’è più. […] Allora, no, lui non sta male, volevo dire che quello che poteva essere il margine dove la situazione aveva ancora un po’ di tempo, un bel po’ di tempo per poter precipitare, adesso [invece] può precipitare da un momento all’altro, ecco […], siamo in una stretta via dove può esserci un nonnulla, anche uno stress emotivo… Ecco, lui per esempio mi stava dicendo se faceva bene a camminare nell’ora d’aria, perché se la spassava un pochino con le altre tre persone con le quali divide l’ora d’aria. Ora, è chiaro che una passeggiata, a un altro “paziente”, poteva essere buona, una cosa buona, perché fa sempre bene muoversi; nel caso di Alfredo un ulteriore consumo energetico, non essendoci la possibilità di reintrodurre queste energie perse, no. Infatti gli ho detto “cammina il meno possibile, stai all’aria, questo sì, però come attività fisica in questo momento non è indicato che tu la faccia” […]».