Umanitaria clandestina
Riceviamo e diffondiamo:
Umanitaria clandestina
Chiacchierando in piacevole compagnia durante una serata a tema, si era ipotizzato che la soluzione istituzionale per uscire dignitosamente (a parer loro) dal cul de sac in cui l’ordine costituito si è infilato con caparbietà in attesa dell’entrata in vigore della Cartabia (altro jolly eventualmente utilizzabile), non potesse che essere protesa verso una soluzione umanitaria, per salvare culo e faccia senza mettere in gioco il fallimento della linea dura e il potere dello Stato, nella speranza che funzioni, ridimensionando responsabilità e colpe e illustrando la pietas per guadagnare punti ormai in caduta libera, almeno agli occhi dei non appartenenti all’area.
L’entrata in campo dei pompieri risultava abbastanza palese data l’incorruttibilità di Alfredo; la questione era la tempistica, meschina battaglia che presumibilmente verrà portata all’estremo al fine di costruire il possibile impianto di cui sopra facendo sì che non ci si pongano le domande giuste e permettere la plastica facciale di tutte le istituzioni implicate, che ormai fanno fatica a stare a galla in quel mare che si erano illusi di arginare e che diviene via via più impetuoso.
I quotidiani in data odierna ci informano che un’altra raccolta firme recante 38 nomi di illustri pompieri dell’ultima ora è stata inoltrata a Carlo Nordio e al governo per chiedere un “gesto di umanità e coraggio” per Alfredo.
Chiamansi pompieri perché di norma si azionano per spegnere il fuoco, e questa non è l’eccezione, fuoco che non dovrebbe essere necessario per illuminare le coscienze sullo schifo del mondo carcerario e sulla nefandezza costituita dal 41 bis, dall’ergastolo e dall’ostativo; triste constatare che serve il divampare a far luce su una questione di logica, visto che la giustizia si basa su impianti deduttivi.
Tutti gli articoli odierni si prodigano nella scarrellata delle personalità di spicco firmatarie a partire dall’emerito presidente della corte costituzionale e già ministro della giustizia Giovanni Maria Flick, seguìto da procuratori, magistrati, polizia giudiziaria, filosofi, intellettuali e preti, tutti insieme mossi appassionatamente dalla pietas umanitaria.
Spero che questa notizia tardi ad arrivare ad Alfredo perché insieme alla gioia di aver fatto luce sulle segrete statali presumo si verificherebbero crampi allo stomaco che andrebbero ad aggiungersi alle già critiche condizioni di salute.
Salta all’occhio un articolo del “Foglio” diametralmente opposto a quello scritto circa 10 giorni fa, nel qual titolo spicca il “non detto su Cospito” che il giornale si sente in dovere di illustrare al popolo in quanto Cospito non è più santo.
Come già prospettato, l’articolo precedente ha indubbiamente creato notevole scompiglio e imbarazzo scrivendo di solidarietà agli anarcoinsurrezionalisti oltre che allo stesso Cospito e descrivendo correttamente la giustizia per quello che è, fallace e smisurata, nonché evidenziando un interessante aneddoto sull’operazione Scripta Manent: devono essere intervenuti sul direttore, che si è messo subito in riga.
«Anteporre la propria vita come gesto di protesta prevale sulla gravità del reato commesso il quale non scompare né si attenua ma deve passare in secondo piano, un passo necessario per salvare una vita e per avviare un cambiamento della drammatica situazione che attraversano il carcere e chi è in esso rinchiuso» (“Il Fatto Quotidiano”);
affermazioni interessanti che dalle loro bocche hanno il sapore di retorica, dalle nostre di terrorismo e questo porta inevitabilmente a sollevare un paio di dubbi.
Un bagliore di illuminazione ci viene dal questore di Torino Vincenzo Ciarambino, che per tenere ancora un po’ il guinzaglio all’umanitaria mette in campo la clandestinità; d’altronde per stare al passo ha voluto dire la sua anche lui sui sepolti vivi che da decenni stanno subendo questo abominio, chiamandoli in campo non certo in termini solidaristici.
Ciarambino informa l’area anarchica, caso mai non se ne fosse accorta, di essere “attenzionata”, perché non esclude il passaggio di alcuni elementi dalle manifestazioni alla luce del sole alla clandestinità.
«È una realtà e un segmento che guardiamo con attenzione perché non escludiamo il passaggio dalla soluzione pubblica della manifestazione alla soluzione clandestina da parte di singoli soggetti». Così il questore Vincenzo Ciarambino, nella conferenza stampa di inizio anno, interpellato sulle manifestazione anarchiche in solidarietà ad Alfredo Cospito, che si sono svolte anche a Torino, dove è in corso il processo d’Appello per l’attentato a Fossano. «C’è attenzione più che allarme – spiega il questore – perché la componente anarchica qua a Torino ha fatto registrare azioni imprevedibili, scarsamente prevedibili o di difficile prevedibilità. Come ad esempio l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano di cui si è reso responsabile Cospito o gli attentati alla Crocetta con la classica tecnica del doppio scoppio per attirare e per poi far male. Anche nel recente passato sono stati inviati pacchi bomba da Genova a figure istituzionali dell’amministrazione penitenziaria». «Continua la nostra attenzione – aggiunge Ciarambino – ,gli anarchici adesso stanno manifestando in strada e stanno cercando di pubblicizzare quella che loro ritengono essere la sofferenza di Cospito, che è attualmente sottoposto al 41 bis». «Sono frange che non escludiamo possano passare dall’attività di manifestazione in strada all’attività clandestina con alcuni elementi cani sciolti che possano portare a termine attentati contro istituzioni che ritengono responsabili di questa vicenda. Facciamo attenzione a questi eventi e cerchiamo di intercettare ogni segnale e pericolo possibile». La corte d’assise di appello, invece, trasmettendo gli atti del processo di Torino per i pacchi esplosivi di Fossano sostiene la tesi della lieve entità dei danni spiegando che il trattamento sanzionatorio sollecitato dal procurate generale il massimo della pena sarebbe incostituzionale.
Doveroso specificare a Ciambarino che non «pubblicizziamo la sofferenza di Cospito», la rendiamo evidente, così come per gli altri, chiamando con il loro nome i regimi carcerari “speciali”: Tortura.
E non siamo i soli.
Riguardo i dubbi di cui sopra, e analizzando attentamente il pensiero questurino, alcuni elementi appaiono assai interessanti.
Ciambarino parla di azioni imprevedibili, scarsamente prevedibili o di difficile prevedibilità e questo va in netto contrasto con le accuse per cui Alfredo è stato rinchiuso in 41 bis: come può Cospito, etichettato quale ideologo e capo indiscusso degli anarchici, da tempo sepolto nel cemento, lanciare ai sottoposti indicazioni per un modo di agire che lo stesso Ciambarino definisce imprevedibile?
I suoi scritti dal carcere sono sempre stati fatti alla luce del sole (eufemismo), alternati alla censura che qualche divisa leggeva, eppure questa “organizzazione gerarchica” si è trasformata in… azioni imprevedibili; ma se Ciambarino afferma che le azioni anarchiche sono imprevedibili, non può certo essere Alfredo ad averle “istigate” dal 41 bis, giusto?
Inoltre, se gli anarchici sono anche “cani sciolti” (e proprio tra questi ultimi ci sarebbe il rischio di un passeggio alla clandestinità), Ciambarino afferma implicitamente che non vi è alcuna organizzazione né alcun capo indiscusso, giusto?
A complicare ulteriormente il teorema giudiziario e questurino, c’è poi il fatto che le azioni dirette sono significativamente aumentate proprio da quando Alfredo è in 41 bis e non può più comunicare con l’esterno. Un bel pasticcio logico.
Ops, è il tempo di rispolverare la strategia della tensione con la parola chiave, “clandestinità”: anche questo è un ottimo stratagemma per spostare le luci dall’impianto accusatorio che fa galleggiare lo Stato nella merda.
Ad ogni modo, il verbo questurino non è atto solo a cercare di influenzare la consulta e non è solo intimidazione; Ciambarino lo dice chiaramente: la determinazione di Alfredo ha alzato l’asticella e la paura ha cambiato campo.
Ma non dateci responsabilità che sono tutte vostre.
Ci avete illustrato molto in questi mesi, cadendo nel ridicolo per la smania di utilizzare il re abusando in ogni dove senza calibrare i colpi assestati, non curanti della tragedia di cui siete voi gli ideologi, i mandanti e i sicari.
Ecco quindi entrare in gioco la carta umanitaria, ultima spiaggia vostra e non di Alfredo, dopo che la sfera di cristallo ha disatteso le vostre premonizioni.
Gli anarchici hanno sempre manifestato un agire che non ha né capi né padroni, rivendicando e assumendosi la responsabilità delle proprie azioni.
Fatelo anche voi, se siete capaci.
Pensiero individualista
(cane sciolto mi attenziona!)