Giusto due appunti
Mentre il mio cuore è al fianco di compagni e compagne che devono affrontare decine e decine di anni dietro le sbarre, quando non addirittura l’intera vita, quando non addirittura la morte, mi viene da pensare che non sia del tutto stupido raccontare un paio di vicende che mi hanno coinvolto. Giusto due appunti per il presente e il futuro che dovremo combattere. Non vi ruberò dunque più del tempo necessario.
Il sottoscritto ha collezionato una manciata di definitivi da scontare («possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi», «porto abusivo d’armi» e varie altre) che complessivamente fanno 2 anni e 7 mesi (per ora), più un anno di “libertà controllata”.
Ho deciso, dopo diverse e non facili riflessioni, di richiedere la misura dell’affidamento in prova al lavoro non potendo accedere, vista la lunghezza della pena, alla misura alternativa dei domiciliari. Ora, qui arriva il bello. Evidentemente ai democraticissimi signori della polizia politica e dei carabinieri (mentre il democratico mondo si scandalizza per la polizia morale iraniana e l’impossibilità d’opposizione in Russia) non andava proprio giù il fatto che io potessi cavarmela così. Tant’è che si sono presentati almeno in 3 posti di lavoro (a quanto io sappia) per mettere le loro pressioni affinché non mi assumessero o mi licenziassero. Resta il fatto che l’ultimo posto di lavoro in cui sono stato assunto li ha messi un po’ più in difficoltà e non sono riusciti nel loro intento. Ma ciò non è bastato. Perché «la radicata adesione valoriale all’anarchismo, unita alla scarsa propensione a individuare una modalità d’espressione delle proprie idee diversa dalla commissione di condotte illecite, rende concreto il pericolo di recidiva»; ergo: “sei anarchico quindi vai in galera”. Questo dicono i signori giudici. Bene. Ci hanno provato e ci sono riusciti, io dovrò scontare queste condanne con la stravagante quanto odiosa misura della semilibertà (“libertà” di uscire per andare a lavorare, s’intende). Questo è, seppur di piccola entità, un segno indicativo dei tempi. Tempi di guerra, durante i quali l’opposizione deve essere bastonata e la radicalità dei principi cancellata dalle menti. E proprio per questo non c’è molto di cui stupirsi: non vogliamo cambiare idea quindi finiamo in carcere; non la cambiamo nemmeno là dentro, può capitare di finire nei regimi speciali, fino a quello studiato per distruggere fisicamente e psicologicamente: il 41bis.
Sarebbe solo il caso che i signori giudici, magistrati, assistenti sociali di sorta e psicologi la smettessero di riempirsi la bocca di perbenismi. E checché ne dicano queste personcine, se stiamo finendo in carcere per le nostre idee è semplicemente perché i “valori dell’anarchismo” sono talmente distanti dal loro mondo che non gli rimane altro che ingabbiarli.
Per questo oggi è ancora più importante portarli nel cuore e rivendicare le nostre storie.
Io, dal canto mio e distante da qualunque possibilità di abiura (al di là di cosa questo possa significare per un anarchico), mentre guarderò le stelle tra le sbarre di una galera non potrò che avere nel cuore una sola cosa. Un concetto tanto semplice quanto improbabile, ma ogni giorno di più l’unica strada percorribile in mezzo alla miseria che sovrasta il nostro presente: cada l’organizzazione sociale che ci soffoca, viva l’anarchia!
Solidarietà con Alfredo Cospito, in sciopero della fame ad oltranza contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis!
Solidarietà con Anna, Juan, Ivan, Toby che non gli hanno fatto mancare il loro sostegno.
Solidarietà con Massimo, ristretto da più di due anni per le sue idee irriducibili.
Solidarietà con tutte le rivoluzionarie e i rivoluzionari colpiti dallo Stato ovunque nel mondo.
Un saluto a chi corre libero in incognito per le strade del mondo.
10 dicembre 2022
Rupert