Giro del mondo in ottocento parole

La classe tecnocratica internazionale – cioè quei centri gravitazionali del potere che attraversano, fondendoli, gli apparati tecnologici, economici, finanziari, militari, politici e mediatici – punta sempre più a uniformare lo spazio-tempo degli umani e dei viventi, ma nel farlo dispiega tutte le controrivoluzioni di cui essa è la risultante storica. Così, uno stadio controrivoluzionario precedente permette, in una determinata area del mondo, di esercitare una forma di concorrenza al ribasso con le aree più «avanzate», e funge contemporaneamente da magazzino e laboratorio per ulteriori fughe in avanti del tecno-capitalismo. Lo «sviluppo diseguale» non è un limite, bensì un lubrificante per i circuiti del capitale. Possiamo senz’altro dire che la controrivoluzione socialdemocratica ha preparato la strada a quella fascista; la controrivoluzione fascista ha prodotto (o rafforzato) quella stalinista; quest’ultima non ha retto alla controrivoluzione neoliberale; e la «guerra civile planetaria» (1917-1992) è stata l’involucro dentro cui si sono sviluppati il nucleare, la cibernetica, il controllo psicologico di massa e l’ingegneria genetica, cioè le basi del tecnomondo. Ma siccome tutto questo è avvenuto in modo a-sincronico nelle differenti aree del mondo, analisi e lotte hanno quasi sempre una controrivoluzione di ritardo. La guerra e l’emergenza permanente permettono ora al nemico di giocare tutte le nostre disfatte storiche contro di noi, per imporci la disfatta più completa: la nostra trasformazione in uomini-macchina. Un rapido giro per il mondo ce ne offre qualche eloquente esempio.
Il Kenya ha di recente aperto agli OGM. Dopo Sud Africa, Egitto e Burkina Faso, un altro Paese africano si è piegato alle colture geneticamente modificate, le quali renderanno i contadini ancora più dipendenti dalle multinazionali agroindustriali, dalle loro sementi sterili e dai loro pesticidi. Non fossero bastati i ricatti politico-commerciali degli Stati Uniti, il cappio dei prestiti del FMI e le continue pressioni da parte di Dupont e Bayer-Monsanto, la fame e la siccità – cioè l’intreccio tra colonialismo storico ed estrattivismo tecno-industriale – hanno fatto il resto.
Dal 2015, mentre la sua crescente spesa bellica ha avvicinato l’Ucraina agli «standard NATO», l’agribusiness ha portato le sue terre a livello dell’Africa, con Monsanto, Cargill e Dupont che hanno comprato milioni di ettari per farne coltivazioni OGM (e fabbriche di sementi). Dal febbraio del 2022, il land grabbing si è ulteriormente allargato.
In Italia, possiamo scorgere tre controrivoluzioni in un’unica proposta. Per far fronte agli impatti della guerra in Ucraina (impatti determinati anche dalla politica bellicista del governo Draghi), è stata presentata una mozione urgente per rivedere le politiche agricole in materia di OGM. Siccome la cosa non è molto gradita alla popolazione, si è provveduto a cambiare il nome: Tecnologie di Evoluzione Assistita. Non si introduce nelle piante DNA estraneo; si “riedita” direttamente il loro genoma per renderle più «resilienti ai cambiamenti climatici». Coldiretti applaude. Di fronte a qualche timida obiezione istituzionale, il relatore della mozione (il 5 Stelle Gallinella) ha risposto – allineando in un colpo solo neoliberismo, “sovranismo” e “socialismo di mercato” – che è semplicemente assurdo storcere il naso sugli OGM in agricoltura quando la Cina sta già clonando gli embrioni umani.
Benché gli incubatori storici dell’identità digitale siano il MIT, la Silicon Valley, la DARPA e la Fondazione Gates, le zone più «avanzate» dal punto di vista della «amministrazione elettronica» non si trovano né in Florida né in Massachusetts, bensì in Estonia. Qui il 96% delle procedure amministrative (votare, presentare un reclamo, consultare le pagelle o le cartelle cliniche, dichiarare una nascita o un decesso ecc.) si svolge online, dal momento che la maggior parte della popolazione del Paese possiede un documento di identità digitale e ogni utente dei servizi pubblici (divenuti «applicazioni») ha un identificativo unico.
In Italia, mentre una parte preponderante della popolazione (soprattutto di sinistra) pensa ancora che il green pass servisse per proteggere la salute pubblica, è appena uscito sulla «Gazzetta ufficiale» il decreto del settembre scorso sulle «nuove modalità di impiego» delle carte di identità elettroniche, firmato dal ministero dell’Interno di concerto con il ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale e il ministro dell’Economia e delle Finanze. «Con l’adozione del provvedimento, la carta di identità elettronica microchip contactless diventa uno strumento digitale più semplice con cui il cittadino può ancor più agevolmente accedere ai servizi in rete erogati dalle pubbliche amministrazioni e dai privati». Per i meno anglofoni, contactless significa questo: «Una carta elettronica si basa sulla tecnologia RFID (Radio Frequency Identification, Sistema di identificazione attraverso onde radio), ovvero all’interno di essa è presente un piccolo chip che una volta “interrogato” attraverso segnali radio trasmette informazioni sulla carta stessa».
Con la guerra in casa, un governo può fare di meglio, tracciando così la strada per gli altri. Il ministero della Difesa ucraino utilizza da mesi il «controverso» software di riconoscimento facciale di Clearview IA, l’azienda americana finanziata dal transumanista Peter Thiel, per identificare rifugiati, morti e soldati russi.