Resoconto della giornata di iniziative a Roma contro il 41 bis e tutte le carceri
Lo scorso 17 giugno si sono svolti due momenti di piazza come contributo alla mobilitazione contro il 41bis e in solidarietà al compagno anarchico Alfredo Cospito, di recente assegnato a questo regime.
Durante la mattinata abbiamo portato la nostra rabbia sotto al palazzo della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, nel centro di Roma. Ad attenderci una via Giulia chiusa al traffico da un nutrito schieramento di forze dell’ordine; i passanti incuriositi hanno trovato spiegazione di tanto dispiegamento di polizia nel volantino che distribuivamo: “Contro il 41 bis e tutte le carceri, solidarietà con Alfredo Cospito”.
Abbiamo voluto portare il nostro pungiglione avvelenato lì dove stanno comodamente seduti i burocrati che dispensano anni – quattro per iniziare, se lorsignori lo decidono – di “carcere duro”, di tortura istituzionalizzata, nei confronti dei detenuti e delle detenute per cui lo ritengono necessario, e possibile. Ad oggi parliamo di più di 700 persone che questi signori hanno destinato a tale regime “speciale”.
Le nostre voci hanno oltrepassato le finestre di quegli uffici protetti da muri, telecamere, polizia e lucidati dal sistema ideologico (supportato dal fedele giornalismo prezzolato) che dell’antimafia ha fatto un ammirevole e stimato strumento di potere.
Nei vicoli pacificati del centro storico abbiamo raccontato la realtà del regime 41bis: un regime con cui si cerca di annientare ogni espressione di esistenza e resistenza con divieti aguzzini, citando tra gli altri la forte limitazione alla possibilità di leggere e le modalità disumane in cui si svolgono i colloqui. Al quartiere in cui consumano indisturbati la propria pausa pranzo i boia incravattati dell’antimafia, abbiamo ricordato che con il 41bis si produce sofferenza per indurre collaborazione, si tenta di ottenere il pentimento tramite ricatto, formalmente e candidamente… come nella più incontrovertibile definizione di tortura.
A scanso di equivoci, abbiamo chiarito che mafia e antimafia sono sistemi di potere speculari, gerarchici e carrieristici. L’uno si regge sull’altro senza reali scontri, anche perché l’unico modo per neutralizzare la mafia sarebbe quello di assicurare la giustizia sociale, il che ovviamente non interessa ad alcun sistema di potere.
Ne abbiamo approfittato per restituire a questi eroi nazionali le accuse mosse ai nostri compagni in carcere, ricordando che le stragi le fa lo Stato che difendono: in mare, nelle carceri, negli ospedali, sui luoghi di lavoro; tanto all’estero saccheggiando risorse, quanto in patria quando crollano ponti senza scomodare magnati e prosperano fabbriche di morte come Leonardo Finmeccanica. E proprio in un’epoca in cui soffiano molto vicini venti di guerra, non abbiamo potuto non ricordare il gesto del nostro compagno Alfredo contro un fabbricante dell’industria nucleare.
Nei corridoi dell’antimafia è risuonato il nostro monito: se gettando Alfredo nel silenzio di tomba del 41bis sperate di togliergli la voce, noi la faremo risuonare insieme alla nostra nelle strade, per scalfire l’ipocrita retorica dell’antiterrorismo con cui cercate di dividere gli/le sfruttati/e, e coglieremo ognuna di queste occasioni per scoperchiare il vaso di Pandora circa gli strumenti di cui si vanta la democratica Italia per riportare i suoi cittadini, e non solo, all’obbedienza, come è il caso del 41bis.
Così è stato nel pomeriggio, quando un gruppo di compagni e compagne si è mosso in corteo per le strade del Pigneto con cori, volantini e manifesti in continuità con le questioni sollevate durante la mattinata in centro.
Abbiamo un’impressione positiva circa la giornata che abbiamo contribuito a costruire, ne organizzeremo delle altre! A presto nelle strade. E ovunque sia utile e necessario.
Roma, giugno 2022
compagne e compagni anarchici