Dedicato a Sylvia Rivera e alla bottiglia che lanciò
da http://www.nicolettapoindimani.it
Come è noto, una recentissima sentenza della Corte suprema statunitense ha reso illegale l’interruzione di gravidanza, rendendo ancora più difficile la vita delle donne in quella che continuano a spacciare come “patria dei diritti” – malgrado si sia poco-niente evoluta dalla mentalità da Far West su cui è stata fondata, sterminando la popolazione nativa o relegandola nelle riserve.
I peggiori guerrafondai sono immancabilmente proprio quelli che si sbracciano contro le donne che abortiscono. Si chiama difesa ipocrita della vita.
Verrebbe da pensare che ritengano le donne delle mere incubatrici-riproduttrici da sfruttare in base alle esigenze del capitale e della propagazione della “razza bianca”, in particolare se si tiene conto delle campagne statunitensi per la sterilizzazione forzata del secolo scorso e di quelle ancora in atto oggi in quei territori…
Per parlare di difesa ipocrita della vita, per altro, non c’è bisogno di andare Oltreoceano: l’altra sedicente “patria dei diritti”, l’Europa, non è da meno.
Che dire della Polonia, oggi più guerrafondaia&antiabortista che mai? O della stessa Italia che pullula di obiettori negli ospedali, che ha imposto “per il nostro bene” sieri sperimentali i cui effetti deleteri emergono di giorno in giorno con sempre maggiore chiarezza e che si affanna ad alimentare una guerra dopo l’altra?
Inutile dilungarsi con altri esempi: basta guardarsi intorno o informarsi un po’ per trovarne a iosa.
Mi preme, invece, rilevare come sia sempre più ricorrente l’espressione (terribile quanto assurda) “diritto di aborto”, che da una parte dissimula l’incapacità maschile di praticare una sessualità non riproduttiva/penetrativa e dall’altra impone di leggere le contraddizioni del reale in un’ottica meramente dirittista, quindi delegando tutto allo Stato e ai suoi apparati e sottraendo, nei fatti, ogni spazio all’autodeterminazione e a chi la pratica veramente.
La mentalità dirittista è ormai talmente pervasiva che può capitare di leggere nella piattaforma di un Pride X in una città X, «Vogliamo una nuova legge sull’autodeterminazione di genere sulla base del “consenso informato”».
Essendo una “ragazza” dello scorso millennio, nella mia testa autodeterminazione e legge sono categorie opposte.
Si è forse ormai persa ogni capacità logica al punto che l’autodeterminazione vien fatta coincidere con la sovradeterminazione?
In questo mio sito, così come nei miei testi, ho abbondantemente scritto di autodeterminazione, quindi non mi dilungo neppure su questo punto e mi limito a segnalare, tra i tanti, il post Come uno zoccolo negli ingranaggi del patriarcato.
Decenni dopo la rivolta di Stonewall, di cui questa notte ricorre l’anniversario, la deleteria mescolanza di perbenismo borghese e postmodernismo hanno smantellato le istanze di rabbia e autodeterminazione espresse in quella e altre rivolte, addomesticandole per misere carrierucole di politicanti o per altrettanto misere rivendicazioni “dalla base” – una base per altro senza base se pensiamo, ad esempio, alle rivendicazioni contro razzismo e abilismo in cortei dove sfido chiunque a trovare immigrati/e o disabili.
Come scriveva Luciano Parinetto, «Il riconoscimento alienato è la perdita stessa dell’autenticità: di quel diverso che rendeva l’eros testimone di una radicale contestazione della atomizzazione consacrata dal capitale» (Faust e Marx, 1989).
La lotta contro pregiudizi e discriminazioni specifici agiti contro individualità e/o soggettività specifiche sta trasformandosi nell’ennesima notte in cui tutte le vacche sono nere, in cui tutto è indistinto, è – sartrianamente – una serie o, meglio, una serie di serie.
Capita quindi che qualcuno/a attinga dalla palude degli -ismi per accusare di abilismo chi ha scelto, ad esempio, di autodeterminarsi rispetto all’inoculazione di sieri sperimentali, sottraendosi alla pressante campagna vaccinale fino, magari, al punto di perdere il lavoro.
Così come l’autodeterminazione da pratica si rovescia in “diritto” che deve essere concesso dall’alto, la difesa autentica della vita, rovesciandosi in difesa ipocrita della vita, può andare a braccetto con le logiche di guerra e con quelle di depredazione, sfruttamento e sterminio del vivente.
Senza contraddizione alcuna. Anzi: avanti a tutta dritta, verso la catastrofe!