Faville
Dalle iniziative di presentazione del pieghevole Nel vortice della guerra (appendice dell’opuscolo Dietro le quinte) tenute fino ad oggi, sono emerse diverse questioni e tematiche. Ci è parso utile sviluppare questo breve scritto riportando, seppur in maniera parziale, quegli spunti per fornire alcuni elementi di approfondimento e di discussione.
La situazione di guerra internazionale è in rapidissima e preoccupante evoluzione. Anche per questo motivo reputiamo che, rispetto agli anni passati, sia ancora più impellente l’urgenza sia etica che pratica di interrogarci su alcuni problemi (sia di natura teorica che organizzativa) per poter così rilanciare azioni e pratiche volte a far franare l’ingranaggio militarista e della guerra.
Consideriamo questo testo come un piccolo attrezzo che possa servire per tenere viva la brace di alcune problematiche emerse nei vari dibattiti.
È stato ribadito nelle varie discussioni che l’antimilitarismo è lotta alla gerarchia, all’autorità, allo Stato e ad ogni forma di dominio e di sopraffazione. Si sono affrontate questioni come la natura della multiformità della galassia anarchica, la conseguente multidirezionalità dell’agire e la complementarità delle pratiche. Mantenendo tutto questo come base delle discussioni, è emersa l’esigenza di affrontare alcuni nodi:
– Ricreare e rinsaldare i contatti, gli scambi di esperienze e le discussioni fra le varie compagne e i vari compagni e le diverse situazioni territoriali che ci vedono coinvolti.
– “Riscoprire” e sviluppare le molteplici pratiche ed esperienze di lotta da sempre bagaglio delle sfruttate e degli sfruttati e dell’anarchismo d’azione.
– Per ogni individuo che ne abbia la tensione e la volontà, esserci presso la nostra classe sociale, cercando di spezzare con il pensiero e l’azione le narrazioni della propaganda dominante; cercare di ampliare dunque le contraddizioni insite nella cosiddetta “questione sociale”. L’economia di guerra potrebbe creare sempre di più un immiserimento ed una proletarizzazione crescenti. Proviamo ad immaginare queste condizioni come un terreno di lotta invece che subirle ognun nella propria sfera individuale.
– La “questione energetica” potrebbe essere un nodo fondamentale sul quale porre attenzione per contrastare l’escalation della guerra (dal meridione come “batteria energetica” per l’Europa agli impatti dell’estrattivismo come necessità dell’industria bellica e della digitalizzazione).
– Dinnanzi al peso crescente delle forze repressive, e consapevoli della situazione di guerra a livello internazionale, porsi il problema dell’autodifesa collettiva.
– Ribadire e riscoprire la necessità della solidarietà e di una pratica coerentemente internazionalista.
Il clima dei dibattiti, delle discussioni e delle problematiche sollevate, come dei contenuti dipanatisi, è sempre stato improntato alla massima volontà di affrontare le mancanze e le difficoltà che ci troviamo a vivere come anarchiche ed anarchici nel contesto attuale.
Davanti alla gravità del momento che stiamo vivendo, e dinnanzi ad un attacco così spropositato delle forze padronali e degli Stati, ci auguriamo semplicemente che questo breve scritto, come le esperienze respirate durante questi incontri, possa essere utile per trovare nuove e più interessanti situazioni di incontro e sviluppare ulteriori ragionamenti e contributi.
“Senza esercito, senza soldati, senza gente che faccia il mestiere di esercitare la violenza sui propri simili, non è possibile il permanere di alcun privilegio. Finché ci sarà un governo, finché ci sarà uno Stato, e quindi finché ci saranno leggi, occorreranno sempre gendarmi e soldati per far osservare queste leggi.
Logicamente quindi chi combatte il militarismo combatte il sistema dell’autorità dell’uomo sull’uomo. L’antimilitarismo è uno strumento validissimo di lotta contro l’autorità e il privilegio, ma anche come mezzo di educazione morale atto a preparare alla rivoluzione futura e al socialismo un ambiente psichicamente ed intellettualmente corrispondente, in cui la libertà scaturisca non solo dall’armonia degli interessi e della libertà altrui, ma… dall’incapacità relativa di ciascuno a diventare prepotente e quindi oppressore altrui, per mezzo della violenza”. (L. Fabbri, Questioni urgenti, 1907)
Rompere le righe, maggio 2022