Lecco: Pieghevole “Il contagio che temono è quello politico”
Riceviamo e diffondiamo:
IL CONTAGIO CHE TEMONO E’ QUELLO POLITICO
“Tanto più una società si allontana dalla verità, più odierà quelli che la dicono” G.Orwell
Il distanziamento sociale sarà il nuovo principio organizzativo della società, la quale da parecchio tempo promuove ogni nuovo sviluppo in campo medico, tecnologico o energetico come portatore di innumerevoli benefici per l’intera società, negando il dibattito sui rischi e denigrando sia chi pone delle critiche sia chi si oppone. In passato è stato fatto riguardo il tema degli O.G.M., dell’energia nucleare, dei migranti, del neocolonialismo nel Sud del mondo e più recentemente per l’ingegneria genetica e per la rete 5g. Questo periodo se non altro dovrebbe far riflettere chi per una volta si è ritrovato nella condizione di essere l’emarginato, il denigrato – per non dire il folle – su come l’èlite che sta al potere non si preoccupi minimamente di manipolare l’opinione pubblica schiacciando e reprimendo chi non si piega obbediente e remissivo al suo volere. Il distanziamento sociale ha come unico scopo l’impedimento dell’incontro fisico e del confronto reale tra le persone. Questo perché i rapporti non mediati da dispositivi tecnologici sono meno controllabili, a differenza di quelli virtuali che sono costantemente monitorati, indirizzati e magari censurati o bloccati. I social ci danno l’impressione di avere uno scambio continuo con un numero infinito di persone, ma in realtà siamo soli davanti ad uno schermo, immobili e passivi.
Tenerci segregati in casa ad ascoltare i loro bollettini di guerra ha avuto un ruolo fondamentale per creare sia il consenso che la divisione tra le persone. Incontrarsi per conoscersi, confrontarsi per condividere analisi e riflessioni è il primo punto di partenza, è la scintilla che può accendere la voglia di rivalsa e chi sta al potere ne è consapevole ed è per questo che utilizza ogni stratagemma possibile per impedircelo. Il green pass oltre allo scopo intimidatorio di imposizione della più grande sperimentazione di massa della storia si pone come ulteriore strumento per impedire il contagio politico, l’unico vero contagio temuto da chi detiene il potere, nel tentativo di evitare la nascita di percorsi di lotta. Lo abbiamo visto in passato quando gruppi di rivoluzionari incarcerati venivano tenuti separati dai detenuti comuni, al fine di evitare che certi ideali prendessero piede, segno di quanto la diffusione di un pensiero sia temuta, in quanto mezzo potente in grado di ostacolare concretamente i loro progetti. Costruire percorsi di resistenza non sarà una passeggiata e non basterà trovarsi in piazza, ma questo è il primo e fondamentale passo, ed ogni cammino comincia con un passo.
LIBERTA’ PER TUTTI, GREEN PASS PER NESSUNO
Il tema del green-pass deve essere contestualizzato all’interno del processo di trasformazione politica e sociale in atto, così come si dovrebbe fare con ogni nuovo sviluppo tecnologico e scientifico, evitando di ridurre la questione ad una mera “libertà di scelta”. Ciò che purtroppo accade nei vari contesti che criticano o che si oppongono all’imposizione di questo “vaccino” o del green pass è confondere l’avere una posizione politica di radicale rifiuto con l’imposizione autoritaria del proprio volere. Noi rifiutiamo il green-pass perché la sua sola esistenza ha delle ripercussioni che vanno ben al di là della discriminazione lavorativa o della condanna all’emarginazione sociale (problematiche che restano comunque inaccettabili), questo perché lo consideriamo come un ingranaggio fondamentale per la costruzione di questa nuova dittatura tecno-sanitaria che non lascerà spazio alle libertà di nessuno.
Pensiamo al contributo che ha dato la “libera scelta” di possedere uno smartphone in termini di trasformazione sociale e di come questa trasformazione ha avuto ripercussioni anche su chi ha scelto di non possederne uno. Quella che ormai è una vera e propria protesi tecnologica della società che si va costruendo è diventata quasi indispensabile: dal lavoro alla socialità, dalla scuola all’accesso a certi uffici, dai pagamenti all’intrattenimento, persino i menù dei ristoranti sono diventati un QR code!
Pensiamo all’aumento esponenziale dell’elettromagnetismo e l’inevitabile impatto che ha sulla salute
di tutti gli esseri viventi, allo sfruttamento di uomini donne e bambini nel Sud del mondo costretti in miniere
per estrarre metalli rari e terre rare oltre all’enorme impatto ambientale etc..
Forse la maggior parte delle persone è rimasta abbagliata dalla propaganda esclusivamente in chiave positiva
e non ha mai preso in considerazione tutta una serie di questioni imprescindibili dall’esistenza e dall’utilizzo di questo e degli altri dispositivi tecnologici. Il green-pass, in maniera analoga allo smartphone,
con la sua mera esistenza sta contribuendo alla costruzione del nuovo modello di società, un modello
che s’intravede in quello che è il sistema di credito sociale cinese (che invitiamo a cercare su internet),
ovvero un sistema basato sulla costante sorveglianza e gestione di ogni aspetto della nostra vita.
Un mondo in cui esiste il green-pass sarà mai un mondo libero!
“
IL CAVALLO DI TROIA DELLA SOCIETA’ DIGITALE
Lo stesso discorso che abbiamo fatto per il green-pass vale anche per ciò che riguarda la sperimentazione di massa in atto. Quelli che chiamano vaccini, ma che in realtà sono terapie geniche sperimentali dei quali non si conoscono gli effetti a medio e lungo termine non possono essere considerati una mera scelta personale sul proprio corpo, dato che anch’essi stanno contribuendo alla creazione della “futura normalità”.
Il progetto della vaccinazione di massa nasce ben prima della cosiddetta pandemia e con dei fini che non hanno nulla a che vedere con la salute. Nel 2018 la commissione europea in un documento da lei stessa redatto (Proposal for a Council Recommendation on strenghtened cooperation against vaccine preventable diseases) parlava della necessità della realizzazione di un “passaporto vaccinale” e ancora prima ovvero nel 2015 “l’allenza per l’identità digitale” (ovvero una coalizione internazionale tra varie agenzie delle Nazioni Unite, ONG, nonché tra alcuni Governi e imprese di tutto il mondo e che ha tra i suoi finanziatori la Rockefeller Foundation, GAVI, Microsoft e molti altri ) col progetto denominato ID2020 puntava ad identificare elettronicamente ogni individuo tramite un’identità digitale riconosciuta a livello globale che avrebbe permesso di accedere a informazioni personali, sanitarie ed economiche, attraverso una vaccinazione generalizzata
come rampa di lancio.
Appare evidente quanto il tema delle vaccinazioni su larga scala fosse già considerato il cavallo di Troia
per tracciare e saccheggiare i dati di chiunque. Il pretesto pandemico e l’accettazione generalizzata di qualsiasi abominio ha fatto si che personaggi come Bill Hepburn (colonnello americano in pensione e specialista in
Malattie infettive dell’esercito a capo del team di ricerca) senza giri di parole ci parla di un chip vaccinale affermando che “È un sensore che si mette sotto la pelle e che ci dice quali sono le reazioni chimiche in corso[…] Funziona come una spia di controllo di un motore e quel segnale significa che domani avrai i sintomi”, aggiungendo anche “siamo molto disposti a correre rischi con investimenti che potrebbero anche non portare ai risultati sperati. Ma se al contrario i risultati arrivano, possiamo trasformare completamente il mondo”.
Anche in un articolo del sito “il giornale.it” uscito in data 13 aprile 2021 traspaiono gli obbiettivi che vuole raggiungere chi da anni investe in certe ricerche: “Vaccinazioni con un microchip. Ecco perché il futuro è questo […] L’era della telemedicina è alle porte.[…] La punturina sul braccio, molto presto, potrebbe essere un ricordo del passato: l’accelerazione che il Covid ha dato in termine di tecnologia non finirà con la pandemia, anzi. I vaccini del futuro saranno a base di cerotti, spray nasali, gocce e pillole ma non è tutto: microchip installati appena sotto la pelle ci diranno in tempo reale quanti anticorpi abbiamo, qual è il nostro stato di salute e se è necessario trasmettere i dati al nostro medico di base senza muovere un passo da casa”.
Vogliamo davvero arrivare a riempirci il corpo di microchip e sensori trasformandoci in una specie di “semi-androidi” per paura di ammalarci o di morire?
Questo progetto di monitoraggio costante per funzionare al meglio necessiterà della rete 5g (che come abbiamo già approfondito in altri articoli sul nostro sito non è un semplice avanzamento dell’attuale 4g) ovvero
un’infrastruttura in grado di trasmettere un’enorme quantità di dati con una latenza quasi pari a zero.
La “futura normalità” in cui tutti i nostri dati anche quelli più intimi verranno gestiti da grandi multinazionali
pone al centro la questione delle “vaccinazioni”, sia quelle già effettuate che quelle future (in Israele hanno già cominciato la somministrazione della terza dose, e molti altri paesi tra cui l’Italia la stanno organizzando).
Affermare di essere a favore della “libertà di scelta” riguardo questa “campagna vaccinale” e non rigettarla completamente significa accettare l’idea di un mondo nel quale la gestione delle nostre esistenze sarà talmente invasiva e arbitraria da rendere ogni possibilità di autonomia e di libertà se non impossibile
estremamente difficoltosa.
Poco importa se riusciranno o meno a raggiungere gli obiettivi che si prefiggono, il semplice tentativo aprirà scenari drammatici che già si riescono a intravedere. Dobbiamo aver ben chiaro che quando ci sono in gioco enormi questioni economiche e di potere la salute e le libertà delle persone non vengono minimamente prese in considerazione: lo stiamo vedendo in questo momento dove, nonostante tutte le contraddizioni in merito all’efficacia e ai danni provocati da questa sperimentazione l’opzione di fermarsi non è contemplata.
Chi si opporrà a questi progetti verrà represso, anche violentemente se ritenuto necessario da chi sta al potere.
E’ avvenuto a Berlino dove un manifestante è morto, ufficialmente per un malore, ma noi sappiamo bene
come agisce la polizia e non ci lasciamo certamente abbindolare dai loro finti gesti di solidarietà come togliersi
il casco, palese strategia politica per guadagnarsi il favore dei manifestanti, nel tentativo di evitare che la rabbia esondi ed invada le vie ovunque.
In un mondo che cambia e che per essere vissuto necessiterà di sempre più ausili tecnologici e di un controllo biomedicale continuo, dire no al “vaccino” è porre una linea netta tra ciò che vogliamo e ciò che non vogliamo,
è rifiutare l’ingegneria genetica, la manipolazione del vivente e l’essere trasformati in esseri umani
geneticamente modificati e componenti del tecno-mondo.
COME VIENE COSTRUITA L’ACCETTAZIONE SOCIALE
Tutti i media, dalla tv alla radio, passando per la stampa e i social network, non sono sinonimi di verità,
ma strumenti politici potenti utilizzati per creare consenso attraverso strategie comunicative studiate
e programmate nei dettagli, che passo dopo passo inculcano pensieri e opinioni. La storia ci ha già mostrato
quanto siano in grado di influenzare l’opinione pubblica, e la situazione odierna ne è rappresentativa.
Può sembrare fantascienza, ma in realtà la manipolazione e il condizionamento ideologico sono ampiamente utilizzati nell’editoria, nel marketing, nella cinematografia, da lobby leader politici e multinazionali.
I mezzi per la propaganda mediatica sono stati affinati così bene negli anni che anche chi ha sempre avuto una visione più critica o radicale del mondo che ci circonda è caduto nella trappola dei media, che diffondono paura e odio 24h su 24. Manipolare l’opinione pubblica ponendo l’accento sulla “questione della salute”
è risultato vincente per indurre la gente all’accettazione di qualunque disposizione senza opposizioni: tattica che fa appello alla sfera del sentimento, innescando un senso di colpa che fa apparire come irresponsabile, insensibile o egoista chi si azzarda a porre dubbi riguardo la gestione della situazione attuale. Quando le emozioni, quelle profonde e istintive, diventano il cardine della discussione, anche le argomentazioni più solide passano in secondo piano, piegate dal “senso civico” per cui ognuno di noi deve rispettare le decisioni governative “per il bene di tutti”. A quanti di noi è capitato di discutere con amici sull’emergenza sanitaria e ai propri ragionamenti è stato risposto con uno dei tanti slogan che cercano di mettere fine alla discussione portando il discorso su un piano emotivo? “Il vaccino è la soluzione”, “lo faccio per il bene degli altri”, “il vaccino riporterà la normalità”, “andrà tutto bene”, sono frasi vuote che cercano di scuotere la sfera sentimentale e che paralizzano il dibattito.
La creazione di vocaboli e concetti, ripetuti in continuazione dai media da più di un anno e mezzo,
cambia perfino la concezione che si ha di singole persone: “no-vax” e “complottista” sono ormai sinonimi
di persone irresponsabili, pericolose o addirittura folli, con le quali è meglio non averci nulla a che fare.
Le parole scelte in un articolo aiutano a veicolare un messaggio chiaro e preciso che viene assimilato in modo inconscio e la propaganda ha sempre usato questo sistema per diffondere idee che a poco a poco
sembrano idee proprie di chi le ascolta.
Questa tattica è stata usata recentemente anche per screditare chi si pone contro la rete 5G.
I media hanno plasmato l’immagine di quest’ultime come persone bizzarre con teorie fantascientifiche
che credono che “nei vaccini iniettano il 5G”, ma se si superasse questo pregiudizio si scoprirebbero invece
anche analisi e argomentazioni che nulla hanno a che fare con l’immagine negativa diffusa dai media.
Un altro modo per plasmare il pensiero è scagliarsi contro un nemico unico, che in questo caso
è il virus Sars-Cov-2, il “nemico invisibile che minaccia l’essere umano”, come definito con un lessico guerresco da diversi leader. Ora dato che la “guerra al virus” non ha riportato ai risultati che la popolazione si aspettava (“il ritorno alla normalità”) e che il loro racconto comincia a far acqua da tutte le parti è stato creato un nuovo nemico comune: chi si oppone al green pass e a questo “vaccino”. Si vuole convincere la gente che se non si riesce a tornare alla normalità, se i vaccinati si contagiano tra loro e se ci sono le varianti è tutta colpa dei no-vax. Questa e altre categorie di persone, riempite di significato negativo (il runner “untore”, il complottista,
il no-green-pass) si fanno carico di tutta la rabbia, l’odio e la paura che sono state alimentate proprio dalla propaganda mediatica degli ultimi anni. La narrazione “ufficiale” è riuscita a spezzare
anche rapporti di conoscenza solidi e duraturi, tanto è stata efficace e martellante nel veicolare l’idea
che l’unico modo per tornare alla normalità è il vaccino, poco importa che sia vero oppure no.
Il Covid-19 è stato strumentalizzato per dare la parvenza di una malattia incurabile e letale, che solo i vaccini riusciranno a debellare. Il fatto che tutte le contraddizioni della narrazione ufficiale non vengano minimamente prese in considerazione dai “media ufficiali” è un chiaro segno di come alla propaganda importi esclusivamente
di far leva sulle paure e sull’esasperazione di chi ormai vorrebbe tornare alla normalità ad ogni costo.
Il “vaccino” e il green-pass sono questioni politiche che nulla hanno a che fare con la salute, ma che tramite
la manipolazione mediatica sono diventati sinonimo di “salvezza”, quando invece sono il cavallo di Troia
per una società della sorveglianza discriminatoria ed escludente, che stabilisce chi è un umano di serie A
e chi di serie B, facendo terra bruciata intorno a chi si oppone, tramite censura, denigrazione,
e accuse come “chi non si vaccina muore e fa morire gli altri”.