In solidarietà con Nat e con i detenuti/e di Santa Maria Capua Vetere
Riceviamo e diffondiamo:
IL CARCERE UCCIDE OGNI GIORNO.
CON NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME.
CON TUTTI I DETENUTI E LE DETENUTE DEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
Nel Carcere Santa Maria Capua Vetere il 6 luglio 2020 centinaia di detenuti sono stati MASSACRATI dalle guardie, per volontà della direttrice Elisabetta Palmieri e del provveditore dell’amministrazione penitenziaria campano Antonio Fullone e dell’allora Ministro della giustizia Bonafede.
Nei filmati che in questi giorni vediamo in TV sembra emergere una violenza inedita: vediamo detenuti fatti inginocchiare, con le mani dietro la testa e il capo appoggiato al muro. Vengono loro inferte dalle guardie a volto coperto testate con i caschi, schiaffi, colpi inferti con il manganello sulle gambe e sulla schiena. E poi calci, e ancora calci anche contro chi già è steso a terra.
Nella cosiddetta “Mattanza della settimana santa” di certo lo Stato ha espresso un apice di inaudita violenza, ma saremmo ingenui e stupidi se non sapessimo scorgere la normalità su cui essa si fonda.
IL CARCERE UCCIDE OGNI GIORNO. Dai cosiddetti “suicidi” in galera, alle botte che passano sotto silenzio, agli atti di coraggio di chi alza la testa dietro le sbarre come i 5 detenuti che hanno parlato delle violenze e dei massacri perpetrati nelle carceri di Modena E Ascoli Piceno dopo le rivolte del marzo 2020. Queste cose le sappiamo, le dobbiamo sapere, prima che l’allarmismo massmediatico le riporti alla nostra attenzione tentando di gridare “allo scandalo”. Non è un’eccezione, è la schifosa normalità del potere.
Un colpo al cerchio, uno alla botte: dopo le rivolte del marzo scorso, finite con l’uccisione di 14 persone, con processi archiviati in meno di un anno a carico di chi ha ammazzato i detenuti con spari e botte (DETENUTI CHE CHIEDEVANO IL DIRITTO ALLA SALVAGUARDIA DELLA LORO SALUTE IN PIENA EMERGENZA COVID-19), ora lo Stato finge di processare sé stesso, mettendo alla sbarra 52 tra secondini e dirigenti della penitenziaria ai vertici della mattanza di S.M. Capua Vetere del 6 aprile 2020. Intanto centinaia di detenuti delle carceri di tutta Italia sono sotto processo con vari titoli di reato (tra cui devastazione e saccheggio) con l’accusa di aver partecipato a quei giorni di rivolta. E che rivolta sia.
Non è la giustizia di tribunale ciò che vogliamo, non perché siamo fuori dal mondo, ma perché siamo proprio coi piedi per terra. LA GIUSTIZIA NON È UGUALE PER TUTTI e non è a questa giustizia che ci dobbiamo appellare, ma a quella che abbiamo nei nostri cuori, nelle nostre mani, nelle verità che trascendono lo scandalo di un servizio giornalistico o di un processo.
A Santa Maria Capua Vetere è stata trasferita da 3 mesi anche una nostra compagna anarchica, Natascia.
Dal momento del suo arresto nel maggio 2019 è stata trasferita più volte, oltre ad aver subito la censura della corrispondenza e svariate altre forme di pressione interna. E’ chiara la volontà di giudici e carcerieri di allontanarla e isolarla dalla solidarietà di chi la sostiene da fuori e di fiaccare la sua determinazione.
Quest’ultimo trasferimento assume una valenza ancor più indicativa poiché è avvenuto in prossimità dell’inizio del processo per l’Operazione Prometeo che vede Natascia imputata con altri 2 compagni, accusati di aver inviato buste esplosive all’allora direttore del DAP e ai due Pubblici Ministeri Sparagna e Rinaudo. Di fatto vogliono renderle impossibile organizzare la propria difesa, dato che il suo avvocato si trova a 1000 km di distanza e hanno 10 minuti di comunicazione telefonica al mese.
La dispersione e l’isolamento sono da sempre strumenti utilizzati dai carcerieri per stremare l’animo di chi, nonostante sia rinchiuso, non vuole sottostare ai ricatti carcerari o sottoporsi ad alcun ravvedimento.
Natascia, prigioniera anarchica, è entrata in sciopero della fame il 16 giugno per opporsi al trasferimento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. È determinata a proseguire questo sciopero, finché non verrà trasferita da quell’infame prigione.
Non è per creare scandalo che scriviamo questo, ma per senso di realtà. IL CARCERE È DI PER SÈ VIOLENZA, TORTURA, PRIVAZIONE. I trattamenti detentivi riservati ai prigionieri e alle prigioniere che non si chinano al ricatto sono l’ estrema dimostrazione di questo.
A ciascuno di noi sta dare un senso concreto alla solidarietà verso chi è rinchiuso e continua a lottare.
Contro l’isolamento e la dispersione dei prigionieri e delle prigioniere!
Contro i circuiti differenziati e i regimi speciali!
A fianco di Natascia e di tutti i prigionieri e le prigioniere!
Con i detenuti e le detenute del carcere di Santa Maria Capua Vetere