Lugano: Con rabbia e con amore: gioie e dolori dell’eterogeneità in piazza
Con rabbia e con amore: gioie e dolori dell’eterogeneità in piazza
Riceviamo e diffondiamo:
Con RABBIA e con AMORE
Gioie e dolori dell’eterogeneità in piazza
È partito dalla ribattezzata piazza Rivolta il corteo di sabato 5 giugno per l’autogestione. Momento di piazza organizzato e autodifeso. Pensato collettivamente per essere rispettoso delle diverse pratiche di manifestazione e lotta. Una massa eterogenea di persone accorse dopo lo sgombero dello scorso 29 marzo del CSOA Molino. Diversi i messaggi solidali lanciati da vari spezzoni con cori, musica e parole urlate e scritte.
Avremmo potuto ricordarlo come un grande successo, se non fosse stato per i soliti benpensanti locali. Infiltrati cittadinisti hanno infatti strumentalizzato il corteo con interventi cosiddetti “pacifisti” e simil-ambientalisti, impedendone il tranquillo svolgimento. Cercando di limitare la libera espressione di molt*, hanno creato tensione all’interno del corteo generando momenti pericolosi sia a livello di immagine che di repressione. Inoltre hanno tentato di censurare i messaggi di rabbia e di amore lasciati sui muri della città, dando prova di essere ottim* figli e figlie della pace sociale ticinese e svizzera. Pace, che sarebbe più opportuno chiamare ipocrisia, sociale che si è vista anche nella scelta di gestione della giornata da parte della polizia.
Anziché ripetere la prova di forza esplicita che ha portato alla demolizione di parte dello stabile dell’ex macello, ha scelto di ricorrere piuttosto alla complementare strategia della presenza discreta. Discreta come un elefante in una stanza. Il corteo e stato infatti costantemente controllato e monitorato, come mai prima d’ora, grazie alle innovazioni tecnologiche del nuovo millennio: piccoli droni facilmente ignorabili quanto spietatamente efficaci.
Nonostante il controllo “invisibile” della polizia e i tentativi di placare la giusta rabbia da parte di alcuni manifestanti malintenzionati, il corteo è arrivato fino a piazza molino nuovo, dove si è sciolto dopo balli liberatori.
Liberatori come i frantumi della vetrina di una delle mille banche del centro città, caduti a terra lungo il percorso per merito di alcun* manifestanti. Come ci racconta una compagna intervistata durante il corteo: “È sempre emozionante quando un gesto di ribellione riesce, per un attimo, a ridare il giusto volto alle banche luganesi. Istituzioni che ripuliscono dal sangue i lingotti d’oro del commercio d’armi, come anni fa facevano con i miliardi depredati dall’impero nazista”.
Concludiamo con queste parole ardenti come i vestiti dati alle fiamme sul selciato di piazza molino nuovo. Falò fatto per distruggere tracce che la polizia usa utilizzare per la caccia alle streghe dei “brutti, cattivi e incappucciati”. Uno dei tanti gesti di autodifesa creativa di questo eterogeneo corteo, insieme a lanci di petardi, piantine di pomodoro e bolle di sapone. Bolle di sapone che speriamo possano continuare a volare – fragili e potenti come le nostre utopie -, piuttosto che servire a pulire le scritte lasciate per la città dal corteo.
“Le nostre idee non si sgomberano. E nemmeno si cancellano”, urlava qualcuna…
Alcune partecipanti al corteo”