Considerazioni intorno alla pandemia da Coronavirus
Riceviamo e diffondiamo:
Considerazioni intorno alla pandemia da Coronavirus
L’anno scorso, poco prima dello scoppio della pandemia, sono stato in ospedale per fare un intervento al femore. In dieci giorni ho sperimentato fin troppo bene quasi tutti gli aspetti negativi della sanità: la degenza nel reparto prima dell’operazione è stato un vero e proprio supplizio. Iniezioni fatte all’improvviso quando ti eri appena svegliato, la luce nella stanza alle sei di mattina, dover andare di corpo di fronte a dieci sconosciuti, gli infermieri che gridavano a un malcapitato ragazzo ucraino (reo di non capire l’italiano), i vicini di letto fascisti, l’offerta giornaliera di fare colazione con il latte pur avendo specificato di essere vegano, gli operatori delle pulizie delle stanze che mi spostavano nel letto per “lavarmi” (in realtà mi davano una botta con uno straccio bagnato spinto sui testicoli con forza, ogni maledetta mattina…), il ritardo dell’operazione al femore per via di ulteriori analisi ipotizzando che la dieta vegetale mi avesse danneggiato le ossa, etc. etc. etc.
Quello che ho capito in tale supplizio è che tutto l’ospedale è organizzato per compartimenti stagni, che vanno rapidamente di corsa per smaltire i malati, i quali sono solo dei numeri per le statistiche. L’importante, mi pare di poter concludere, è mostrare nei bilanci economici i “risultati” raggiunti e ottenere finanziamenti per mandare avanti l’azienda. Dopo questa terribile esperienza, è cominciata la pandemia e ho visto, abbiamo visto, gli effetti di questa organizzazione burocratica sulla società in tempi di crisi e di emergenza. Non è stato solo la “mancanza di un piano pandemico” o di dispositivi di protezione, non è soltanto la questione dei tagli alla sanità (decine di miliardi in meno nel corso degli anni) né tanto meno una mera questione di asservimento all’industria farmaceutica e al profitto, vedi il discorso che si fa sui brevetti dei vaccini e sul dominio di Big Pharma.
Il problema è che questa organizzazione sanitaria nasce per evitare ogni grado di solidarietà orizzontale, tra malati, medici, operatori sanitari, comunità. È la stessa cosa che avviene per la scuola, altra istituzione che Ivan Illich nel suo Descolarizzare la società inseriva tra quelle istituzioni “manipolatorie e non conviviali”, con l’educazione che diventa un processo secondario rispetto all’inserimento nel meccanismo di ricatto salariale. Tutti a parlare di scuole aperte o scuole chiuse, di didattica a distanza o in presenza, ma nessuno che metta in discussione questo modello forzatamente verticale, burocratico e capitalista, esattamente uguale a quello sanitario.
Sui social network dobbiamo dire “per forza” la nostra su come immaginiamo la ripresa del post Covid, sulle riaperture e le chiusure e via discorrendo. La mia opinione rispetto alla pandemia è molto semplice e parte dal ragionamento che ho fatto adesso su scuola e sanità.
Non andremo da nessuna parte se non sottraiamo i nostri corpi da questa violenza istituzionale. Ma soprattutto non andremo da nessuna parte se non affrontiamo le cause che ci hanno portato a questa diffusione del virus. Le cause sono note: deforestazione, salto di specie dei virus, allevamenti intensivi e in generale il rapporto orrendo di violenza e sopraffazione che abbiamo nei confronti degli altri animali. La mancanza di costruzione di reti solidali tra umani e altri animali, la cura e l’educazione in senso orizzontale e non violento, sono i problemi più importanti che abbiamo davanti.
Parliamo poi della scienza. La scienza non è democratica. Sì, proprio la stessa affermazione del famoso virologo Burioni. Perché penso che alla fine, pur capovolgendo le intenzioni di questa frase passata ormai alla storia dei flame social, la scienza effettivamente non sia democratica. Se per democrazia assumiamo un qualsivoglia prevalente interesse generale o bene comune, allora non c’è quasi nulla che richiami lo stato effettivo della scienza largamente intesa (come ricerca scientifica, come produzione dei farmaci, come gestione amministrativa degli ospedali etc. etc. etc.) alla democrazia.
Non credo di essere provocatorio con questa mia riflessione, ma penso invece soltanto di mettere le cose in chiaro al di là di tutta la fumosa retorica di sinistra che va per la maggiore. Oltre la questione della validazione scientifica e del metodo scientifico o dell’etica del giuramento di Ippocrate, c’è tutto un apparato tecno-industriale che all’evidenza non è per nulla democratico. È invece un mostro senza freni produttore di profitto per pochi multi miliardari e di morte per milioni di individui che sono vittime di farmaci buttati sul mercato senza scrupoli, di una gestione affaristica degli stessi ospedali, di esperimenti, torture e vivisezione su esseri senzienti. Tutto ben poco democratico, per me che poi metto nel campo del demos anche gli altri animali.
Non mi stupisce vedere la sinistra scendere in piazza con la parola d’ordine: “vaccini bene comune”. Mi fa rabbia leggere di non vaccinati dipinti come “untori” da opinionisti di sinistra anche radicale, che partecipano alla prossima caccia ai disertori degli ordini del Generale Figliuolo. Sempre sui social network, leggo anche gente di sinistra che inneggia al TSO o al coprifuoco.
I vaccini contro il Covid, pur emendati con la condivisione dei brevetti, restano una grandissima incognita riguardo la loro efficacia e i loro possibili effetti negativi. Sono di fatto una sperimentazione di massa in corso d’opera, che insegue la modifica del virus nelle sue varianti. Non sono (ancora) obbligatori perché tale sperimentazione ha avuto una validazione solo d’urgenza: in realtà, non sono mai stati approvati. Io sospetto anche che i numeri delle reazioni avverse alla vaccinazione, decessi compresi, siano di gran lunga sottostimati. Questo mio sospetto è avallato dalla modalità di raccolta delle situazioni di reazioni avverse, che è una modalità passiva e non attiva, e mi pare che ci sia una discreta volontà di non recepire tutto quello che minerebbe la fiducia della gente nell’operato del governo.
Non credo, dunque, che in tali condizioni si possa affermare che i vaccini siano un bene comune, né che statalizzando completamente la sanità avremo una risoluzione dei problemi causati dalla tecno-industria. A problemi prodotti dalla tecnologia non dovremmo contrapporre dei rimedi tecnologici: all’estinzione delle api causata dai pesticidi e dall’agroindustria non dovremmo dare la soluzione dei droni per l’impollinazione, droni sostitutivi delle api, ma semplicemente dovremmo combattere questo modello industriale fondato sullo sfruttamento degli animali e della terra in nome del profitto.
K.