Lettera di Polykarpos Georgiadis dal carcere di Larissa
LETTERA DEL COMPAGNO POLYKARPOS GEORGIADIS DALLE PRIGIONI DI LARISSA
Il 23 settembre, dopo una telefonata “anonima”, le squadre dell’antiterrorismo hanno proceduto al mio arresto e alla perquisizione di un magazzino che stavo affittando a Koukaki, in cui sono stati trovati detonatori, proiettili e dell’esplosivo. Sono stato quindi posto in custodia cautelare su un atto d’accusa gonfiato, dopo che i reati di possesso di esplosivi e munizioni sono stati aggiornati, senza il minimo elemento probatorio, al reato di “possesso illegale di esplosivi al fine di commettere un crimine”. Quindi iniziamo con la parte “criminale” del caso, prima di entrare nella sua sostanza politica.
Non è la prima volta che l’antiterrorismo utilizza il metodo delle telefonate “anonime” per prendere di mira i militanti, per condurre indagini e per garantire la loro detenzione con prove vaghe o inesistenti. L’antiterrorismo ha messo in piedi un’intera fabbrica di telefonate “anonime” e tant’è che è l’unico corpo della Polizia ellenica che non ha un registro delle chiamante, creando così un enorme campo di arbitrarietà. In questo caso, si presume che un “uomo sconosciuto” abbia chiamato nominando me e il mio compagno MT, dicendo che stavamo nascondendo armi ed esplosivi in un magazzino a Koukaki per usarli in una “azione terroristica”. In seguito si è scoperto che il magazzino in questione non fosse un “covo illegale” ma un deposito di una libreria legalmente affittato. Si è anche scoperto che il compagno M.T. non aveva assolutamente nulla a che fare con il magazzino e con quello che vi si trovava all’interno. Lo scopo dell’affitto del magazzino era quello di immagazzinare i libri più vecchi delle pubblicazioni “Asymmetric Threat”. In effetti, tra i libri c’era un sacco da viaggio con esplosivi e una scatola di proiettili e alcuni detonatori. Fin dal primo momento sono stato molto chiaro sulla loro origine: si trattava di materiale che non era stato trovato dalle indagini di polizia che erano state svolte nell’agosto 2008, dopo il rapimento del presidente dell’Associazione degli industriali greci della Grecia settentrionale, G. Mylonas [Rapimento per il quale il compagno Polycarpos è stato condannato insieme ad altri 5 compagni, tra cui il latitante Vassilis Palaiokostas, ma di cui ha finito da qualche anno di scontare la pena. NdT] Questo materiale è stato seppellito in un luogo alla periferia di Salonicco e quando sono iniziati i lavori di costruzione nella zona, l’ho trasferito in parte ad Atene tre anni dopo il mio rilascio. L’ho conservato nella mia proprietà legale e nessuno tranne me era a conoscenza della sua esistenza o aveva accesso ad esso.
Da nessuna parte nel fascicolo dell’antiterrorismo compare la minima indicazione che quel materiale fosse”a disposizione di terzi allo scopo di commettere altri reati”. L’escalation dell’accusa da una tipologia di reato ad un altro è il risultato di acrobazie a basso costo per garantire la mia detenzione preventiva. Con formulazioni verbali da gossip, la Polizia ha cercato (ed ottenuto) di creare un clima cupo per coprire la mancanza di prove reali. Per non annoiare oltre vorrei citare qui solo un esempio. L’antiterrorismo afferma che il detonatore trovato in mio possesso assomiglia in parte a un detonatore utilizzato dal Gruppo dei Combattenti del Popolo in un tentato attentato dinamitardo contro il Ministero del Lavoro. Ma cosa significa, che i due congegni sono uguali? Molto semplicemente, che non sono la stessa cosa, non sono identici! Tuttavia, invece di menzionare la dissomiglianza e la non identificazione dei due detonatori l’antiterrorismo ha scelto la dicitura pettegola di cui sopra, semplicemente per creare impressioni e un’atmosfera aggravante. Il culmine, tuttavia, del disperato tentativo di esagerare ulteriormente il caso è la questione del Pdf della rivendicazione dell’attacco agli uffici dell’Associazione degli industriali greci. Lì, i detective dell’antiterrorismo sono stati completamente ridicolizzati in quanto, non solo hanno presentato un documento pdf scaricato da Internet come un “documento originale”, ma si è anche scoperto che proprio loro, ai tempi dell’attacco al Ministero del Lavoro, hanno consegnato una copia della rivendicazione – che era giunta nei loro uffici – ai media prima della pubblicazione su Indymedia.
Chiudo la prima parte di questo testo con un breve resoconto delle circostanze del mio arresto. Anche su questo l’antiterrorismo mente il che è indicativo del contesto di arbitrarietà in cui opera. Viene sostenuto che io sia stato arrestato alle 18:10 mentre uscivo dal magazzino, in realtà sono stato arrestato alle 19:20 davanti a un negozio della zona dove ero andato a mangiare (fatto che è confermato dalla testimonianza del proprietario del magazzino). Pe questo l’antiterrorismo cade in contraddizione: il poliziotto D. Papadimitriou testimonia che la perquisizione fisica e la registrazione dei confiscati in GADA si sia conclusa in tempo sovrumano alle 18:45 (ossia in soli 35 minuti dal mio arresto a Koukaki), mentre il più onesto tenente N. Batsoulis afferma che la perquisizione fisica è iniziata alle 20:50 e terminata alle 21:00.
L’essenza del caso, tuttavia, non è “criminale” ma politica.
L’arbitrarietà e le contraddizioni dell’antiterrorismo sono solo il guscio della questione. Dal luglio 2019 e dalla sostituzione della cogestione socialdemocratica / estrema destra del potere statale con quella neoliberista / estrema destra, al centro della politica statale c’è la dottrina della legge e dell’ordine e lo spietato pogrom repressivo contro il “nemico interno” (in combinazione, ovviamente). Con l’ascesa del nazionalismo e del razzismo, all’interno della linea “nazionale” tracciata dal mondo politico borghese nel suo insieme, dall’estrema destra alla sinistra del capitale. Dalla soppressione delle occupazioni di rifugiati e anarchici all’abolizione dell’asilo universitario. Dai pogrom anti-immigrati alla misura fascista del divieto di indire manifestazioni senza comunicarlo prima agli organi competenti. Dalla brutalità della polizia all’abrogazione, di fatto, del diritto di sciopero. L’elenco è infinito per descrivere la burrascosa repressione dello stato borghese, poiché dopo un decennio di continua e violenta ristrutturazione capitalistica del “periodo memorandum”, inizia un nuovo ciclo di crisi (come una naturale continuazione della crisi del 2008) e di conseguenza si apre un un nuovo ciclo di attacchi alle rimanenti conquiste operaie e sociali.
Lo scoppio della pandemia (come punto di svolta nell’inevitabile crisi capitalista) intensifica l’effetto dell’assalto neoliberista: in tutto il mondo sono i poveri che muoiono nelle strade e nei ghetti, mentre allo stesso tempo gli stati sono iper-armati e si sono inaspriti i conflitti intercapitalistici. La Grecia, ovviamente, non fa eccezione. Dopo un decennio di recessione continua e l’attuazione della barbara politica del memorandum i poveri, i lavoratori, i disoccupati e gli esclusi sarannop nuovamente chiamati a sollevare i pesi della nuova crisi. Ci sono soldi per la preparazione alla guerra dello Stato greco, ma non ci sono risorse per i bisogni sociali di base. Ci sono soldi per costruire un moderno stato di polizia, ma non ci sono risorse per un sistema sanitario pubblico decente. Ci sono soldi per foraggiare i media, ma non ci sono risorse per trovare aule in modo che gli studenti non si sovraffollino nelle aule-gabbia. La stragrande maggioranza della società è sprofondata ancora di più nella miseria, per salvare ancora una volta il capitale. Il futuro riservato ai giovani sta tra le fila dei disoccupati, nel lavoro estenuante per avere solo briciole o nelle caserme, dove si viene addestrati per diventare carne da cannone della guerra imperialista. E poiché lo Stato non è in grado di gestire la multiforme crisi capitalista (sanitaria, economica, sociale, alimentare, ecc.), afferra la frusta. Attacca con rabbia i suoi oppositori politici, quelli che sfidano il monopolio di stato sulla violenza, quelli che resistono alla barbarie moderna. Vuole sterminare qualsiasi voce che decostruisca il monologo istituzionale dell’ “unità nazionale” e dello”sviluppo” capitalista.
In questo caso il collettivo Taksiki Antepithesi, a cui partecipo dal 2014, è stato preso di mira e descritto come una “organizzazione-vetrina” che in realtà funzionerebbe da bacino di reclutamento per terroristi. Prima di tutto, se vogliono trovare i serbatoi dei veri terroristi, farebbero meglio a cercare nei salotti frequentati da armatori, industriali, appaltatori e dai loro scagnozzi. Taksiki Antepithesi è un collettivo che nei suoi 6 anni di esistenza ha realizzato molte iniziative, ha istituito strutture di solidarietà di classe, ha proceduto ad interventi politici in tutti i settori della lotta sociale e della lotta di classe: nella creazione del movimento antimperialista / contro la guerra, nella solidarietà internazionale , nel sostegno delle lotte operaie, nell’antifascismo militante, nelle lotte contro la repressione statale, nelle lotte ambientali, nella solidarietà con tutti i prigionieri delle carceri e di quelli rinchiusi nei campi di concentramento per rifugiati e immigrati. Con le nostre piccole forze abbiamo anche cercato di scontrarci con le scelte strategiche centrali della capitale greca e del suo Stato: l’attaccamento al carro dell’imperialismo euro-atlantico, i tentativi di riqualificazione geostrategica con la trasformazione del Paese in base militare-avamposto avanzato per l’alleanza strategica con i regimi assassini di Israele, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Attraverso la sua multiforme attività politica, Taksiki Antepithesi ha sperimentato molte volte la vendetta dei meccanismi repressivi: telecamere trovate fuori dal suo spazio politico, vari dispositivi Gps trovati nei mezzi di alcuni compagni (e mentre sfacciatamente Il ministro della Repressione M. Chrysochoidis è uscito di recente a dichiarare subito dopo il nuovo fiasco riguardante la scomparsa del nazista Ch. Pappas che la sorveglianza dei cittadini è illegale), molestie e prepotenze da parte di poliziotti, fermi ed arresti.
In questo contesto la telefonata “anonima” non sorprende affatto. Il risultato finale è stato garantire la mia custodia cautelare con un’accusa gonfiata, poiché l’unico reale motivo della mia detenzione è semplicemente la mia posizione ed azione politica.
Il tentativo delle varie forze statali è quello di “finire” (come avevano dichiarato) coloro che stanno costruendo blocchi di resistenza alla barbarie capitalista. Cosicché le armi della dignita e della solidarietà non vengano trasmesse alle generazioni future.
Come diceva nostro fratello Christos Politis:
PAZIENZA, FORZA, FEDE NEL CASO!
SOLIDARIETÀ AL COMPAGNO M.T. E ALLA COMPANGA E.M.
P.s. Negli ultimi mesi il governo attraverso i media ha lanciato una campagna di comunicazione in cui le carceri vengono presentate come luoghi di svago con celle di lusso. L’obiettivo è creare un ambiente soffocante nelle carceri abolendo i diritti conquistati con la lotta e lo spargimento di sangue. La realtà, tuttavia, è completamente diversa. Migliaia di persone sono trattenute in miserabili condizioni di detenzione. Nel bel mezzo di una pandemia, non c’è stata una singola misura sanitaria di base per combatterla, a parte misure repressive, come il taglio dei permessi di uscita e la riduzione dei colloqui. E mentre anche regimi dittatoriali o autoritari hanno proceduto a decongestionare le carceri, lo Stato greco insiste riempiendo e soffocando i penitenziari. I carnefici del governo saranno gli unici responsabili per qualsiasi risultato di questa politica omicida negli inferni delle carceri greche, in particolare il ministro dell’Interno Tsolos M. Chrysochoidis e il primo ministro K. Mitsotakis …
Polykarpos Georgiadis
Prigioni di Larissa