Milano- 14-18 marzo, dal carcere dalla città

Tratto da roundrobin.info

14 marzo 2020

Questa mattina a Milano un gruppo di solidali ha scansato i controlli polizieschi per arrivare in bicicletta sotto il carcere di San Vittore. Mentre un gruppo chiedeva a gran voce notizie ai reclusi da Piazza Aquileia, un altro passava di fronte alla sezione femminile e al quinto raggio per gridare la propria solidarietà, raccontare le rivolte che si sono sovrapposte ad Opera, in tutto il resto d’ Italia e di come siano state represse. È stata resa nota anche la situazione qui fuori in questo stato d’emergenza.

Purtroppo nessuna risposta da dentro, al contrario dei giorni passati in cui quest’ultima è stata fondamentale e ci ha scaldato il cuore.

Sarà stato davvero reso inagibile l’intero braccio e quindi eseguiti dei trasferimenti? Una dura repressione avrà scoraggiato e reso ancora più difficile la comunicazione tra interno ed esterno?

La presenza solidale in questi giorni è e sarà necessaria, nostra volontà esserci sfidando le ordinanze nell’ottica di essere noi stessi i primi a responsabilizzarci sulla nostra sicurezza e quella di chi ci sta intorno.

Un gruppo di solidali ha anche raggiunto le mura del carcere di Opera. Dopo alcuni fuochi d’artificio si è riusciti a scambiare qualche parola con i detenuti che urlavano chiedendo aiuto, dicendo di avere fame e paura. Inoltre hanno ribadito di non avere televisione, doccia, cibo, di non ricevere i pacchi, la posta, le telefonate, sostitutive dei colloqui, di avere solo mezz’ora d’aria e di essere stati massacrati di botte.

La volante della penitenziaria che si trovava davanti al carcere ha azionato la sirena per bloccare la conversazione.

Abbiamo anche saputo che uno dei ragazzi identificato come uno dei responsabili della rivolta verrà trasferito.

14 marzo 2020 – Testimonianza dai familiari dei detenuti nel carcere di Opera:

«Buongiorno. Scrivo da Milano riguardo il carcere di Opera e da domenica che non ho più notizie di mio fratello detenuto a Opera .

Lunedì 9 è scoppiato un incendio. Ci siamo recati al carcere dove abbiamo travato un muro di polizia penitenziaria, carabinieri, polizia che non ci facevano passare, alle nostre richieste di sapere cosa fosse successo alzavano fucili e bastoni. Siamo disperati per favore aiutateci.

Sono arrivate poche chiamate e quelle arrivate parlano di botte in testa ai detenuti, mani rotte.

Entravano in tre nelle celle e picchiavano, abbiamo foto di una tuta ritirata da una ragazza nel pacco dove si vedono impronte di stivale e poco dopo ha ricevuto la chiamata del compagno dove spiega che lo hanno buttato a terra e gli hanno messo piedi sulla schiena e picchiato in testa con manganello. Ed è dovuto rimanere a letto perché aveva svenimenti e con la mano che molto probabilmente ha una frattura al mignolo.

Aiutateci dai campi dietro si vede la parte bruciata. Ad oggi non hanno neanche il vitto.

Vi scrivo tutto ciò che abbiamo appreso».

Familiare di un detenuto del secondo reparto: «Mi ha appena chiamato mio marito e mi ha detto che lui non è stato picchiato ma sono stati picchiati tutti i detenuti dove c’è stato casino nel padiglione di fronte a lui, che è vero che lì sono entrati gli antisommossa che hanno spento le luci e li hanno picchiati tutti quanti, ma non mi ha saputo dire altro, ma è vero che alcuni detenuti sono finiti al pronto soccorso».

«Ho appena sentito un familiare che non riesce nemmeno a parlare, è stata chiamata dalla cognata che le ha detto che i suoi nipoti sono stati picchiati a Opera e che certi ragazzi avevano addirittura gli occhi di fuori dalle botte che hanno preso».

Familiare di un detenuto del primo reparto: «Mi ha appena chiamato, mi ha raccontato tutto, che lo hanno picchiato in tre e lo hanno spaccato, che ha le mani rotte ma sta bene, che hanno picchiato tutti perché nella confusione non hanno guardato chi c’era e chi non c’era, hanno spento le luci e hanno picchiato tutti. Lo hanno tenuto a terra coi piedi e lo hanno picchiato con i manganelli. Dopo che lo hanno picchiato per riportarlo nella cella lo hanno dovuto trascinare perché non stava in piedi e per due giorni non riusciva ad alzarsi perché si sentiva svenire. Dopo, quando hanno capito che non c’entrava gli hanno chiesto scusa. Ha detto di portare da mangiare perché sono tutti alla fame».

Familiare di un detenuto del primo reparto: «Ha detto che sono in una situazione di merda. Passano solo acqua e sigarette. Hanno tolto i fornelli. Oggi doveva arrivare la spesa ma non è arrivata. Oggi sono andati all’aria un’ora, meno male. Gli ho detto “Finalmente hai chiamato, è una settimana che non dormo” e lui mi fa “Tu non dormi? Io ancora oggi dove guardo trovo lividi nuovi”.

Mi ha detto che c’è un ragazzo con i segni delle manganellate sulla schiena e li ha fatti vedere al direttore che gli ha risposto “quelle manganellate che tu hai sulla schiena io le ho nel cuore per tutto quello che vi è successo”».

17 marzo 2020

Con mascherine e biciclette un gruppo di solidali ha voluto andare a far sentire la propria vicinanza alle persone recluse a S.Vittore a Milano. Dentro hanno sicuramente sentito il nostro baccano ma non hanno risposto ai nostri messaggi, immaginiamo che dopo la rivolta di lunedì 9 marzo abbiano ricevuto intimidazioni e false promesse per ristabilire l’ordine interno.

Tuttavia apprendiamo dai media che un detenuto è risultato positivo al Covid-19 e dunque deduciamo che la calma sia solo apparente.

Da oggi, infatti, sono saltati fuori i primi casi all’interno delle strutture carcerarie oltre a San Vittore il virus è entrato anche a Pavia, Voghera e Brescia.

Nel tardo pomeriggio altre persone sono andate al carcere di Opera dove già dalla settimana scorsa i detenuti lamentano un peggioramento delle condizioni detentive.

I contatti con l’esterno sono stati sospesi (colloqui, pacchi, chiamate, radio, tv, posta), il vitto non passa a tutti, le persone ferite o malate non sono state portate in ospedale e ci dicono che non gli sono state neanche fornite delle mascherine di protezione. Il saluto è stato accolto con calorose battiture, cori e messaggi da recapitare ai parenti. Ci comunicano anche che ci sono delle persone malate in isolamento e che oggi gli sono state notificate le denunce per le rivolte di settimana scorsa. I capi d’imputazione sono: oltraggio a pubblico ufficiale, procurato allarme, istigazione a delinquere, resistenza, danneggiamento a mezzo incendio, travisamento, lesioni personali aggravate.

Nonostante i detenuti abbiano fatto sentire la loro voce in modo fragoroso, ci sembra chiara la volontà dello stato di girarsi dall’altra parte, prima oscurando qualsiasi notizia a riguardo poi emanando un decreto inutile, di facciata e facendo arrivare con triste puntualità le proprie intenzioni repressive. Di fronte al disinteresse nel tutelare le persone recluse che continuano a viversi questo momento di preoccupazione e incertezze, isolati e senza risposte, noi ribadiamo la determinazione a non volerli lasciare da soli.

Da: TILT – Voci da una società in cortocircuito