Dalle carceri ateniesi di Koridallos

856 detenuti della sezione maschile del carcere di Koridallos (Atene) hanno sottoscritto le rivendicazioni scritte ed inviate dalle detenute del reparto femminile dello stesso carcere pochi giorni prima. Le rivendicazioni riguardano le misure di prevenzione che devono essere attivate per evitare la diffusione del coronavirus, che sarebbe letale se si diffondesse nelle carceri greche.

Il documento è stato inviato al Ministero competente, ai P.M., alla Magistratura di Atene e del Pireo, alla Corte Suprema, all’Ordine degli avvocati di Atene e all’Consiglio degli Ordini degli avvocati, al Presidente ed al Consiglio dell’Ordine dei Medici di Atene.

Le richieste:

– Svuotamento immediato delle carceri. Richiesta di scarcerare tutti/e quelli/e che hanno fine pena entro l’anno 2020.

– Scarcerazione immediata per quelle categorie di detenuti che sono a rischio per motivi di salute. ( articoli 110A e 105 del C.P.)

– Riorganizzazione degli spazi di reclusione, da parte di medici e specialisti, per quei detenuti che hanno contratto il coronavirus.

– Cassa integrazione per i dipendenti che lavorano nelle carceri in presenza di sintomi (anche leggeri) della malattia, come previsto per tutto il resto della popolazione.

– Sanificazione di tutto il carcere e richiesta di dotazione di mascherine ed antisettici per tutti i detenuti. Istallazione di lavanderie in tutti i reparti ad uso dei detenuti/e.

– Richiesta di redazione, da parte di medici specialisti, di materiale informativo e di analisi riguardante le misure che dovranno essere adottate.

L’ essere detenuti/e non significa non avere diritto all’informazione per ciò che concerne il nostro trattamento.

– Test diagnostici immediati sia per i detenuti/e che per i dipendenti del carcere.

– Riduzione del numero del personale durante i turni giornalieri, sia per secondini che per gli operatori.

Dobbiamo sottolineare che i trasferimenti da un carcere all’altro continuano ad essere effettuati con i detenuti rinchiusi in autobus ovviamente non disinfettati, dimostrando che lo svuotamento selettivo della popolazione rinchiusa nel carcere di Koridallos sostanzialmente costituisce il trasferimento del problema in altre carceri, mentre i detenuti e le detenute continuano ad essere a rischio. Le misure che chiediamo sono preventive ed hanno come scopo quello di diminuire il pericolo dell’espansione del coronavirus dentro le carceri.
Sarà troppo tardi quando le carceri di Koridallos saranno messe in quarantena totale, quando nessuno/a potrà né entrare né uscire dopo la diffusione del virus all’interno.
La prevenzione è il modo migliore per diminuire il pericolo del coronavirus.

Chiediamo che un responsabile del mistero della Protezione Civile venga alle carceri di Koridallos per incontrare i detenuti/e e prendere posizione rispetto alle questioni che noi poniamo.
Il ministero della Protezione Civile [ndt ovvero dell’ Ordine Pubblico] dal momento in cui ha preso il controllo delle carceri del paese è responsabile per le misure adottate contro la pandemia e per l’eventuale costo che perdite di vite umane dei detenuti/e significherebbe, con la diffusione del virus, che verosimilmente si diffonderà nelle carceri.

Prima che sia troppo tardi, prima dalla morte di qualche detenuto/a, chiediamo assistenza e l’attivazione delle misure di cui facciamo richiesta nel nostro testo rivendicativo.

Una nota felice in questo clima cupo: un detenuto del carcere di Domokos che era fuori con un permesso di uscita di pochi giorni, prima dello scoppio dell’epidemia e delle misure restrittive, non ha fatto ritorno alla data prevista, chiamando la direzione del carcere e dichiarando: “Sono stato infettato da Coronavirus. Mi trovo in quarantena per 14 giorni, quindi non posso tornare”.