Riceviamo e pubblichiamo queste note di Nicoletta Poidimani. A proposito di storia, penne nere e molestie, il pieghevole realizzato dopo l’Adunata degli Alpini del 2018 a Trento non ha perso nulla, putroppo, della sua attualità. Lo trovate sotto in pdf.

Achtung Alpinen!

da: www.nicolettapoidimani.it

Da qualche giorno si parla delle numerose molestie che molte donne hanno vissuto in occasione del raduno degli alpini a Rimini.

Nulla di nuovo: già nel 2018 in questo sito avevo riportato le testimonianze di compagne trentine (1 e 2) che raccontavano le stesse dinamiche patriarcal-militari. E chissà se anche questa volta il pronto soccorso ginecologico dell’ospedale cittadino è stato rafforzato in occasione dell’arrivo dell’orda pennuta…

Chi finge di scoprire oggi l’acqua calda, per altro invitando le donne a denunciare, ha per caso detto mezza parola quando la salute di un intero paese è stata militarizzata e proprio ad un alpino, generale della Nato, è stata affidata la distribuzione di sieri da sperimentare sulla pelle di quella stessa popolazione?

Figuriamoci! Mai state così tanto zitte, le sedicenti femministe!!!

E oggi che soluzione propongono alle molestie di Rimini? Ovviamente non l’auspicabile assedio di donne alle sedi degli alpini per urlare un collettivo e tonante ‘NO!’, né tanto meno una mobilitazione che dica, una volta per tutte, che non ne possiamo più di militari e militarizzazione.

Anzi: la soluzione proposta è quella di rivolgersi alle divise per denunciare altre divise. Complimenti! Così le donne che hanno vissuto sulla propria pelle le molestie dovranno anche dimostrare con prove la veridicità delle loro affermazioni, lasciando ulteriore spazio alle schifezze che già dal mondo degli alpini – e delle alpine… – si vanno moltiplicando a propria difesa.
Davvero femminista come pratica, non c’è che dire!

Ma costoro si rendono conto o no che in questo modo non si fa altro che ribadire quella stessa logica perversa sdoganata dall’operazione ‘strade sicure’ per cui la sicurezza delle donne sarebbe garantita dai loro potenziali (e non solo potenziali, se pensiamo a Francesco Tuccia) stupratori in divisa?

A questo punto perché queste sedicenti femministe non chiedono che la fanteria o il settimo cavalleggeri presidino la città in cui si terrà il prossimo incontro?

Inutile dire che nemmeno ci provo a far ragionare costoro, poiché dalla sua nascita nudm non fa che elemosinare leggi e soldi allo stato patriarcale e la radicalità femminista non è proprio nelle sue corde.

Che continuino pure sulla loro strada suicida costoro; ma noi, femministe non addomesticate né addomesticabili, che intendiamo fare?
Ci andiamo o no sotto le sedi degli alpini?

E, soprattutto, vogliamo organizzare o no un bel ‘benvenuto’ per quando questa orda di molestatori avvinazzati si presenterà a Udine nel 2023?

Tra l’altro quelle zone sono state anche la culla di Gladio, la Stay Behind italiana, e, della Protezione civile dopo il fallito tentivo di Scelba di fondarla per il controllo (para)militare del territorio (*)…

Serve aggiungere altro?

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(*) Non finirò mai di ringraziare Alessandra Kersevan per avermi illuminata su queste e altre friulane ‘coincidenze’ non casuali, in occasione di una iniziativa a Udine in cui ero stata invitata a parlare di militarizzazione della salute e dei territori


Per scaricare il pieghevole:

L’adunata dei gesti refrattari