Seattle (Usa): cronaca dalla Zona Autonoma della Chaz

SEATTLE, WA - JUNE 07: Demonstrators clash with police near the Seattle Police Departments East Precinct on June 7, 2020 in Seattle, Washington. Earlier in the evening, a suspect drove into the crowd of protesters and shot one person, which happened after a day of peaceful protests across the city. Later, police and protestors clashed violently. (Photo by David Ryder/Getty Images)

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Manifestazioni, blocchi stradali, scontri con la polizia, commissariati e auto degli sbirri in fiamme, saccheggi, ridistribuzioni di merci, occupazioni… Tanti sono i luoghi e le forme in cui la Floyd rebellion, partita da Minneapoliscontinua a dilagare negli Stati Uniti che la pretesa di averne un quadro completo ed esaustivo sembra quasi velleitaria. Il che, ovviamente, è anche un bene.

A Seattle da alcune settimane è sorta una Zona Autonoma, la Chaz (Capitol Hill Autonomous Zone), un pezzo di città occupato e delimitato dalle barricate di chi ha deciso di sottrarlo al controllo poliziesco e alla presenza dei suprematisti bianchi. Un’esperienza il cui interesse risiede non solo nelle tensioni che vi si esprimono, ma anche nelle contraddizioni e le difficoltà da cui è attraversata. Di questa situazione, ancora fluida e dagli esiti imprevedibili, ci narra una compagna anarchica della città.

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